martedì 6 dicembre 2011

L'altra parte

Alcune istruzioni per l'uso di questo post, d'altronde il blog si chiama così, quindi è normale che ve ne siano...
  1. Scorrete in fondo alla pagina e fate partire il video. Per me quella è la giusta colonna sonora di questo racconto, perchè si questo è uno dei miei racconti.
  2. Risalite all'inizio e cominciate a leggere.
  3. Provate ad immaginare quello che leggete, i luoghi i colori le sensazioni. Se ci riuscite, allora ho fatto un bel lavoro.
  4. Finito di leggere scendete fino al bottone dei commenti e lasciate un vostro pensiero. Non siete obbligati e non dovete per forza scrivere qualcosa di bello, mi piacerebbe però trovare qualcosa di vostro qui, vuol dire che non l'ho scritto solo per me.

Premesso questo, buona lettura!

Peter stava guardando fuori dalla finestra, fissando i grandi palazzoni che riempivano la via dove abitava. 
Era una giornata di sole, un chiaro sole di dicembre, che aveva dileguato tutte le nuvole ed un cielo azzurro intenso faceva da cappello alla sua Berlino. Sulla strada il traffico era scarso e i pedoni camminavano lentamente guardando in alto come per catturare il calore che la stella più grande del pianeta diffondeva senza distinzioni a ciascuno di loro. 
La mente del ragazzo, che era sempre vissuto a Est della porta di Brandeburgo, stava viaggiando. I suoi pensieri lo portavano lontano, verso mondi che non aveva mai potuto visitare. Come in un sogno si trovò in Italia in una piccola città del nord, Reggio Emilia. La conosceva bene, un suo amico conosciuto in un forum musicale veniva da là. Era da poco passato il 24 novembre e riusciva a sentire ancora forte il profumo delle caldarroste cotte in Piazza San Prospero per la sagra della città; accompagnate da un dolce e fumante bicchiere di vin brulè con i chiodi di garofano ed il loro odore pungente. Aveva voglia di salire verso la collina. Gli piaceva la vista che si aveva della pianura padana dal Parco di Roncolo nei chiari giorni autunnali come quello, privi di nebbia e pieni del meraviglioso profumo di quella magica terra. 

Non era mai stato a Reggio Emilia, non era mai uscito da Berlino. 

D'un tratto si ritrovò nel sud dell'Italia, gliene aveva parlato un'altra amica attraverso la musica di un gruppo locale. Peter amava quando sentiva pronunciare Leuca, con quell'accento unico, profondo e caldo. Ogni volta che pensava a quella terra sentiva forte l'aria nei capelli ed ogni volta la salsedine del mare si mescolava al sole, magicamente. Pensava che non avrebbe mai voluto lasciare quelle coste, quegli scogli, quella meravigliosa gente. 

Peter non era mai stato in Salento, non era mai uscito da Berlino 

Non potè perciò fare a meno di partire a nuoto, dal tacco alla punta dello stivale così tanto a sud di lui, ma così vicino al suo cuore. Arrivò fino all'altra punta ed alzando lo sguardo riconobbe la Sicilia; si sedette a pensare di quanto avrebbe voluto conoscere meglio l'entroterra calabrese. Caldo, piccante e dal sapore intenso. Tornare spesso là era il suo passatempo preferito. 

Ma non era mai stato nemmeno in Calabria, non era mai uscito da Berlino 

Due persone provenienti da posti e lingue diversi stavano parlando sulla strada e Peter si ritrovò a Bruxelles, il simbolo per eccellenza dell'Europa. Amava l'Europa e la sua amica gli raccontava sempre di come era facile passare da una cultura all'altra nel giro di poche strade. Subito la mente lo portò a quel grande viale con al centro il traffico cittadino ed ai lati una fila di bar pieni, nei calmi pomeriggi domenicali, di persone intente a bere il loro the infuso discutendo di Corano e politica. I vecchi parlavano ed i giovani ascoltavano interessati immaginando che prima o poi ci sarebbero stai nuovi giovani ad ascoltare loro, diventati adulti e saggi. Peter veniva da Berlino, forse la città più multietnica dell'Europa intera, ma nel suo immaginario solo a Bruxelles si poteva respirare a pieni polmoni l'aria dell'integrazione e dell'unione tra i popoli. Lui l'aveva provata, ogni volta che aveva visto e vissuto la capitale belga. 

Ma non era mai stato a Bruxelles Peter, non era mai uscito da Berlino. 

Conosceva il mondo quel giovane tedesco dell'Est, come amava farsi chiamare. Aveva un ricordo per ogni angolo di questa terra, di alcuni posti conosceva anche le vie più piccole e tortuose ed ogni volta impazziva, finendo con una risata, a cercare di capire come potesse Venezia stare a galla circondata da tutta quell'acqua. 
Si lui amava l'Italia più di tutto il resto del mondo, era riuscito a girare tutta la città di Padova, passando da un portico all'altro, senza bagnarsi in un giorno di pioggia battente. Aveva provato che la leggenda era vera, lui stesso; ed aveva liberato la sua gioia in un urlo immenso una volta giunto al centro di Prato della Valle. Stava piangendo. 

Ma non era mai stato né a Venezia, né a Padova, non era mai uscito da Berlino. 

Tutta quella strada percorsa gli aveva messo fame e subito lo pervase una incredibile voglia di pizza. Sulla costiera amalfitana la facevano come piaceva a lui, perchè a Peter piaceva la vera pizza napoletana. Gliel'aveva fatta conoscere la sua amica ai piedi del vesuvio. Il profumo del pomodoro fresco mescolato al basilico aveva il potere di metterlo di buonumore in qualsiasi momento. Sentiva il profumo dei limoni sprigionarsi forte nei suoi polmoni. 

Non era stato nemmeno a Napoli, non era mai uscito da Berlino. 

Peter infine chiuse gli occhi e trasse un profondissimo respiro. Una volta riaperti ad accoglierlo c'era la finestra di casa sua e le persone in basso continuavano a camminare ignare del bellissimo viaggio che aveva appena fatto Peter pur rimanendo, come sempre, nella sua piccola casa. 
Si allontanò quindi dalla finestra invertendo il senso di rotazione delle ruote sulla sua carrozzina e la spinse verso il letto; aveva bisogno di riposo dopo quel lungo viaggio, forse il più lungo da quando era nato.

Pur non essendo mai uscito di casa... 

Si addormentò e sognò; sognò di essere dall'altra parte, dall'altra parte.

giovedì 24 novembre 2011

Chi vuol vivere per sempre?

Siamo allo stadio di Wembley ed è il 12 luglio del 1986. Sta calando la sera sul cielo di Londra e sul palco quattro grandissimi musicisti stanno per cominciare una canzone tratta dal nuovo album, A Kind of Magic
La canzone in questione è Who Want To Live Forever ed il leader di questa band, Freddie Mercury fa un'introduzione che più o meno dic così: “Avrete sentito alcuni rumors secondo cui una band, una certa band, chiamata Queen sarebbe sul punto di rottura. Bene queste persone parlano con questo!” e si gira indicando il sedere “Quindi dimenticate quelle voci, staremo assieme finchè, cazzo, non saremo morti, ne sono sicuro!” Ed è stato così. 
Ora siamo 5 anni e quattro mesi dopo quel memorabile concerto. E' il 24 novembre 1991 e Freddie Mercury muore all'età di 46 anni. Da oggi in poi entrerà nella leggenda della musica, quell'ometto brutto e dalle discutibili abitudini sessuali (secondo qualcuno), ma con un carisma ed una carica che forse ancora nessuno è riuscito ad avere... David Bowie e Mick Jagger di lui dicono che “Freddie è l'unico che riesce a coinvolgere e far battere le mani all'ultima fila di Wembley”.
E adesso, mentre sto scrivendo davanti al mio iMac, sono passati 20 anni dal quel 24 novembre. Oggi è il 24 novembre 2011 e la sua musica, la loro musica, per me è ancora la più importante e la migliore che abbia mai ascoltata. Voglio quindi ricordare Freddie proprio con quella canzone che lui, voglio immaginare, dedicò ai suoi amici quando sapeva, solo lui, che non sarebbe vissuto per sempre. 

Who Want To Live Forever 
There's no time for us 
There's no place for us 
What is this thing that builds our dreams, yet slips away from us 
Who wants to live forever 
Who wants to live forever
Oh ooo oh 
There's no chance for us 
It's all decided for us 
This world has only one sweet moment set aside for us 
Who wants to live forever 
Who wants to live forever 
Ooh 
Who dares to love forever 
Oh oo woh, when love must die 
But touch my tears with your lips 
Touch my world with your fingertips 
And we can have forever 
And we can love forever 
Forever is our today 
Who wants to live forever 
Who wants to live forever 
Forever is our today 
Who waits forever anyway? 


Qui potete leggere la traduzione del testo 

Chi Vuol Vivere Per Sempre 
Non c’è tempo per noi, 
Non c’è spazio per noi 
Cos’è che costruisce i nostri sogni, eppure ora scorre via 
Chi vuol vivere per sempre, 
Chi vuol vivere per sempre? 
Non abbiamo scelta, 
Il nostro destino è già stato deciso 
Questo mondo ha un solo dolce momento messo da parte per noi 
Chi vuol vivere per sempre, 
Chi vuol vivere per sempre? 
Chi desidera amare per sempre? 
Quando l’amore deve morire 
Ma tocca le mie lacrime con le tue labbra, 
Tocca il mio mondo con la punta delle tue dita 
E potremo avere per sempre, 
E potremo amare per sempre 
L’ eternità è il nostro presente 
Chi vuol vivere per sempre, 
Chi vuol vivere per sempre? 
L’ eternità è il nostro presente 
Ma chi aspetta in eterno?

domenica 23 ottobre 2011

Lo spettacolo deve continuare... Senza Marco

Simoncelli non c'è più.

Così ho scritto su twitter appena ho avuto conferma della sua morte. Non ho scritto altro e non ho condiviso niente; non l'ho fatto e non lo farò. Vorrei solamente lasciare un pensiero in suo ricordo sul mio blog ed eccomi qua.

Partiamo dal fiume di parole spese per ricordare questo giovane ragazzo, campione del motociclismo, che ha lasciato troppo presto questo mondo facendo però quello che più amava: andare in moto.
Già quando uno parte dicendo: “Non conoscevo Simoncelli ma lo voglio ricordare, ciao Marco.”, non può che essere ipocrita. Se non lo conosci credo che la sua morte sia identica a quella dei due ragazzi morti questa notte bruciati vivi dentro ad un camper a Cavriago. Ma per il solo fatto che loro non li conosceva nessuno non te ne importa nulla. Sinceramente di questo posso proprio farne a meno.


Tornando al povero Simoncelli, questa mattina leggo dell'incidente su facebook e subito mi collego con Italia Uno per saperne di più. Col passare del tempo capisco che la situazione e grave e sento un brivido lungo la schiena quando uno dei dottori della Clinica Mobile annuncia “Marco è arrivato in clinica già in arresto cardiocircolatorio e stiamo facendo di tutto per rianimarlo”.
Mi è subito venuto alla mente mio padre e mi sono detto: “gli faranno il massaggio per 40 minuti, perchè devono farlo. Passato quel tempo non potranno fare altro che constatarne il decesso”. Ma ci volevo credere, volevo sperarci.
Esco di casa per andare alla partita ed accompagnare mia madre da una sua amica, mentre cerco notizie in radio. Poco dopo essere partito arriva la notizia, Marco Simoncelli non ce l'ha fatta. E' morto in seguito all'incidente durante il Gran Premio della Malesia in MotoGP. Ci sono rimasto di sasso, la vita è davvero un attimo e non possiamo farci niente.


Mi è venuta subito in mente una canzone, The Show Must Go On, meravigliosa canzone dei Queen che la maggior parte delle persone pensa essere il testamento di Freddie, mentre così non è.
Sicuramente Freddie però, quando l'ha cantata, ha come incitato i suoi fans e quelli che lo conoscevano ad andare avanti, perchè lo spettacolo deve continuare anche senza di lui.
Ora lo spettacolo continuerà ad andare avanti anche senza Marco Simoncelli, solo che lui avrebbe voluto ancora farne parte ed essere protagonista di questo spettacolo.

Ciao Marco

mercoledì 5 ottobre 2011

New Born - Muse

E' giunto il momento di parlare di questa canzone. Ad ogni concerto la aspetto, mi piace e fa impazzire letteralmente lo stadio ad ogni sua esecuzione.
D'altronde si presta. Parte lenta ma incalzante e in bilico fin dall'inizio pronta ad esplodere; e quando dopo un minuto e 25 secondi irrompe la chitarra grezza e grintosa di Matt, è inferno puro.

Ho sempre amato questa canzone per la carica che mi trasmette e questa sera quando l'ho sentita in radio ho alzato il volume e l'ho cantata con tutta la voce in corpo che avevo. Stavo bene e mi sono sfogato; meraviglioso.

Ma questa volta ho ascoltato le parole, le ho capite e le ho fatte mie... Sentivo la forza crescermi dentro ed impossessarsi di me ogni istante
"is growing like the new born"
La dolce melodia del pianoforte, la leggera cantilena che un piccolo carillon ripete all'infinito, caricava le mie pile; la forza di andare lontano, lasciarmi tutto alle spalle e continuare correndo sempre più forte.
"The distance to your home
fades away to nowhere"
Niente poteva fermarmi
"You're unstoppable"
me ne stavo andando, sicuro e fiero, lontano da tutto lontano da te. Non c'era spazio per gli smidollati, dovevo vedere che era vero, dovevo solo rompere il silenzio perchè mi stavo allontanando, allontanando da te. Come una nuova nascita.
"Destroy the spineless
Show me it's real
wasting our last chance
to come away
just break a silence
'cause i'm drifting away
away from you"

Preparatevi alla scarica di adrenalina, vivetela fino in fondo. Con tutta la forza che richiede. Una nuova nascita...

Muse - New Born


Link it to the world 
Link it to yourself 
Stretch it like a birth squeeze 
The love for what you hide 
For bitterness inside 
Is growing like the new born 
When you've seen, seen too much 
Too young, young 

Soulless is everywhere 
Hopeless time to roam 
The distance to your home 
Fades away to nowhere 
How much are you worth? 
You can't come down to earth 
You're swelling up 
You're unstoppable 
'Cause you've seen 
Seen too much 
And too young, young 

Soulless is everywhere 
Destroy the spineless 
Show me it's real 
Wasting our last chance 
To come away 
Just break a silence 
'Cause i'm drifting away 
Away from you 

Yeah, link it to the world 
Link it to yourself 
Stretch it like it's a birth squeeze 
And the love for what you hide 
And the bitterness inside 
Is growing like the new born 
When you've seen, seen too much 
Too young, young 

Soulless is everywhere 
Destroy the spineless 
Show me it's real 
Wasting our last chance 
To come away 
Just break a silence 
'Cause I'm drifting away 
Away from you 
Oooohhhhaaaaaahhhhh

mercoledì 20 luglio 2011

Io Ricordo Genova

Esattamente 10 anni fa, il 20 luglio 2001, durante le manifestazioni per il G8 di Genova, Carlo Giuliani veniva ucciso dalle forze dell'ordine.

Semplicemente io voglio ricordare questo giorno, perchè non si perda il ricordo di questa giornata nera per la nostra giovane e precaria democrazia.
Passano 10 anni ma poche cose cambiano. In Val di Susa non è morto nessuno, ma Fabiano è stato letteralmente massacrato dalla polizia (insieme a carabinieri e finanzieri, tutti insieme). Lo stato ancora reprime con la forza, la violenza ed il sangue chi prova a manifestare il proprio dissenso.

Perchè la cosa più importante, oggi come domani, è ricordare... Non dimenticare quei giorni quelle ore, dove la gente che si trovava lì probabilmente gridava spaventata "Genova Brucia"

lunedì 18 luglio 2011

La chiacchierata notturna

Aveva lavorato tutto il giorno, ed era veramente stanco. Il sole aveva picchiato più del solito e i suoi vestiti si erano bagnati di sudore e riasciugati almeno cinque volte.
Era ora di cena, ma Sergio si era seduto su una larga pietra piatta a fissare l'orizzonte verso il sole che stava tramontando. striature arancioni coloravano il cielo, mentre l'erba e gli alberi diventavano scuri con l'abbassarsi della luce. Una leggera brezza si stava sollevando, come sempre succedeva sotto sera. Il ragazzo respirò profondamente per sentire il profumo della campagna. Amava la pianura padana d'estate, nonostante il gran caldo e l'altissima umidità. Ma lui era nato lì e non conosceva altro.
Mentre era seduto a riflettere sul lavoro del giorno dopo, si avvicinò Tatiana. La ragazza, di origini nord europee, viveva al paese da quando aveva 10 anni; il padre si era trasferito con tutta la famiglia per lavoro e anche ora che era in pensione non aveva voluto lasciare quella tranquilla cittadina del nord Italia.
Sergio era completamente assorto nei suoi pensieri e quasi non si accorse di Tatiana fino a che lei non si intromise nel suo sguardo. Gli occhi brillarono e lui sorrise: "Ciao bionda!". "a te moro"... Per il paese loro erano la bionda ed il moro. Quasi tutti erano convinti che tra di loro ci fosse qualcosa, per come se la intendevano e per la complicità tra i due ragazzi che usciva in ogni momento. Quando si incrociavano in paese non parlavano quasi mai, bastava guardarsi e si capivano; questo gli abitanti del paese lo percepivano e alimentavano il vociare sulla tresca tra la bionda ed il moro. Loro, ovviamente, non facevano nulla smentire le chiacchiere e si divertivano a commentare le facce della gente durante le loro interminabili chiacchierate sulla larga pietra piatta.
Tatiana chiese com'era andata la giornata, aspettando la sua solita risposta: "anche oggi è andata, si lavorato tosto, ma ci si è divertiti tosto!" seguita da un sorriso... Sergio sorrideva sempre e lei amava quel sorriso. Le volte che qualche problema la turbava o che sentiva il bisogno di piangere perchè stanca o sopraffatta dai problemi, cercava il viso di Sergio che le dava quella serenità tale da affrontare qualsiasi difficoltà.
Quel giorno Sergio rispose diversamente, quasi non rispose. Fece un sorriso e cambiò discorso.
"Vado a mangiare, ci sei più tardi qui?"
"...si... ...direi di si... Cosa è successo?" la ragazza era visibilmente preoccupata
"Ho fame bionda! ci vediamo dopo dai..." scoppiò a ridere, poi le prese la testa e le schioccò un bacio sulla fronte. Aveva il viso allegro e sereno quando si staccò. A Tatiana piacque e si tranquillizzò.
"Ci vediamo dopo moro... e non mangiare troppo in fretta che poi non finisci più di ruttare" scoppiò a ridere anche lei.
Sergio era già sulla via di casa e si girò, sempre sorridente, facendo il saluto militare come ad obbedire all'ordine della sua giovane amica.
Non si erano dati un orario, ma a mezzanotte passata da qualche minuto due sagome scure si stavano recando contemporaneamente alla larga pietra piatta.
Una volta seduti, parlarono delle loro reciproche giornate ridendo delle varie vicissitudini. Il tempo stava passando, iniziava a fare fresco, Tatiana era sdraiata e poggiava la testa sulle gambe di Sergio,  che aveva provveduto a donarle il suo maglione per ripararsi dall'aria. Lui non aveva freddo, ma sapeva che lei ne avrebbe avuto bisogno. Tanto gli era bastato per portarsi dietro il necessario.
Quella sera si era perso a giocare con i capelli della giovane nordeuropea, senza neanche accorgersene. Tatiana odiava che le si toccassero i capelli, ma non disse niente e quando Sergio se ne accorse si fermò di parlare e tolse le mani: "oddio, scusa... non c'ho pensato". "Scemo" rispose lei, "secondo te ti avrei lasciato continuare se mi avesse dato fastidio? Ora ricomincia che mi interessava quello che mi stavi dicendo"
sorrise
Parlarono ancora a lungo, avevano ormai perso la cognizione del tempo. Giunse quindi il momento di salutarsi e Tatiana si alzò pronta a ricevere il solito abbraccio vigoroso e premuroso di Sergio. Puntualmente il ragazzo l'abbracciò e questo le piacque.
Sergio si fermò a guardarla, i loro occhi erano vicini e si fissavano; lentamente si avvicinò ed appoggiò le sue labbra a quelle di lei. Tatiana sentì il sapore dolce della bocca contro la sua ed il buon profumo che l'uomo emanava la fece fremere provando un piccolo brivido lungo la schiena. Aprì la bocca per permettere alle lingue di incrociarsi ed assaporare fino in fondo quel bacio. Fu molto delicato e poco dopo i loro respiri furono uno solo; lui le teneva il viso tra le mani e lei faceva lo stesso.
Non si erano mai baciati prima di quella notte.
Una volta finito Sergio la guardò col suo solito sorriso, lei aveva gli occhi lucidi ed una lacrima le stava scendendo sulla guancia. Sorrise, singhiozzando leggermente e asciugandosi col dorso della mano sinistra la guancia.
"Cosa è successo Sergio?"
"Ti ho baciata, te ne sei accorta?" sorrise
"Lo so, scemo! Ma perchè?"
"Sentivo il bisogno di baciarti, non mi chiedere perchè. E' stato un gesto automatico e non c'ho neanche pensato"
"Si ma domani cosa succederà? Ci siamo baciati... Stiamo diventando più che amici? Io non lo so se..."
"Shhh bionda... rilassati. Ti ho baciato, mi è piaciuto e mi pare sia piaciuto anche a te, no?" Annuì "e domani saremo ancora gli stessi amici di prima, la bionda ed il moro. Per quanto mi riguarda sarà l'ultimo bacio che tu riceverai da me. Ma la nostra amicizia rimarrà immutata; è successo qualcosa, non solo oggi, ma nel tempo. Abbiamo costruito qualcosa che rimarrà, per sempre"
Si salutarono dandosi la buonanotte.
Non si baciarono mai più, non in quel modo almeno; le loro vite però rimasero per sempre legate. Si sposarono ed uno fu il testimone dell'altra e viceversa. Le loro famiglie sapevano che Sergio e Tatiana sarebbero rimasti legati per sempre e che mai nessuno avrebbe potuto dividerli.
Tatiana, vedova, morì a 95 anni e Sergio, vedovo lui stesso, la raggiunse due settimane dopo.

venerdì 15 luglio 2011

Sono nato per amare i Mondiali

Oggi voglio raccontarvi una storia... E' la storia di un bosco e di un gruppo di persone che in questo bosco ha condiviso tutto. 
Come tutti gli anni i Mondiali Antirazzisti diventano una storia da raccontare, solamente dopo averla vissuta intensamente. Ci sono persone che durante l'anno non si vedono mai, ma che diventano una sola grande famiglia in questi 10 giorni di festa. 
Quest'anno c'era il Bosco ad accoglierci; nuova location per i Mondiali Antirazzisti, da Casalecchio di Reno a Castelfranco Emilia. Bosco Albergati la località. 

Il posto nuovo è meraviglioso, accogliente e grande; incredibilmente grande. Forse un po' troppo dispersivo e davvero difficile da riempire. Si ha sempre la sensazione che non ci sia nessuno, quando invece la gente c'è e si ritrova alla sera per cantare nei due tradizionali ristoranti dei Mondiali. 
E' sempre bello vivere questa manifestazione, ritrovare i soliti volti ed avere il piacere di conoscerne dei nuovi; la famiglia si allarga portando colore e nuova linfa importante per andare avanti. 

Ci sono situazioni che si ripetono ogni anno, ormai un passaggio rituale tipico dei mondiali. La domenica a metà mattina vedi svoltare sul viale ghiaiato d'ingresso una carovana di macchine, davanti il camper e dietro la colonna gialloblu dei modenesi. E' l'inizio della festa, in pochi minuti il campo viene allestito, lo striscione piazzato e Gaggio e soci sono pronti ad accendere i fuochi di Bosco Albergati. E con i modenesi ci sono i bolognesi a dar da bere alle gole mondiali; con i loro ordini a singhiozzo non ti fanno mai annoiare. 
Di là, vicino alla tenda, ci sono i doriani di Chicco che quando partono a spinare non si fermano più e durante i concerti, nel circo, i ragazzi del TPO non si fanno mancare nulla, nemmeno lo spritz. Valerio e Damiano che come possono ti danno una mano anche in magazzino nei momenti di difficoltà. Lo spirito dei mondiali è anche questo. 
Durante il giorno, invece, a far da padrone è Burattin con il suo Bar Sport e i suoi dischi, ad allietare le partite e gli innumerevoli passaggi col muletto per le consegne alle varie strutture. E infine, per un momento di relax accompagnato da frutta e varie bevande fresche c'è il Bar Uisp e la sua mitica coppia Manù e Teresa!

Sono proprio le persone quelle che rendono speciali i mondiali ed allora io le provo a ricordare... 
C'è la mia squadra, la Pol. Zelig e quest'anno sono anche riuscito a giocare una partita intera. Il Tappo e le sue mele, Pecco, Iori, la Simo, la Chicca, Riva Pavel, Gianfranco, Mirco, Albertone, Pelle, Franco, Nicola, Fonzie, Fausto, Lumia, Zini e i dimenticati nonché gli assenti. Poi viene la combriccola Uisp, da Roma in su: Daniela un'amica speciale prima di tutto, Layla ed il suo sorriso sempre coinvolgente, Francesca che mi ha permesso di massaggiarla ogni sera a cena, i soliti Antonio e Marcello, la Betta ed il suo morso in pancia, Vittorio, Giorgio Bit, la Monica, la Stefy, Rita e Rita, Mauri, Daniele, Miro e mi sto sicuramente scordando qualcuno... Alla musica come sempre Michele insieme ai ragazzi del Bosco, Marco su tutti. 
Gollo invece tiene da solo in alto i colori di Reggio, molto in alto tra l'altro. 
In Piazza Antirazzista Agnese, probabilmente la postazione più lontana dal magazzino e per questo troppo trascurata da me... dovrò impegnarmi a frequentarla di più l'anno prossimo. Agnese aspettami! 
C'è poi Martina, da Udine, conosciuta solamente lunedì ma da ammirare per essere venuta ai mondiali con le stampelle dopo un'operazione al ginocchio. Ci vediamo l'anno prossimo Marti! 
Il vero lavoro oscuro, ma fondamentale viene fatto da Emiliano, quest'anno con l'amico Antonio, che ha abbandonato presto la postazione sul campo da basket in palestra, isolandosi in un meno rumoroso corridoio. Dicono che io russo, è vero? 
C'è anche la squadra dei montatori, il mastodontico Paolone e il prode Igor, che non so come mai apprezzi così tanto Ciano d'Enza... 
Ci sono anche i “ragazzi” del Bosco, la città degli alberi; aiuto fondamentale nella realizzazione e nella gestione dei mondiali: Mauro, Daniele, Righi, Claudione, Aldo ed il piccolo Andrea. 
Restano infine i ragazzi della mia squadra: Andrea, Tossini, Robby che come Re Mida trasforma tutto ciò che tocca in birra, Ugo il mago del muletto e Tommy, preziosissimo braccio destro fino a martedì e oltre, nella gestione di magazzino e soprattutto resi. 

Voglio tenere da parte tre persone, che quest'anno sono state davvero importanti e fondamentali per i miei mondiali. 

Li elencherò in ordine alfabetico, come è giusto che sia: 
Carlo... il motore della manifestazione, sempre in pista dall'inizio alla fine a tenere in piedi la baracca. Unico! 
Gioia... un punto di riferimento fondamentale. Probabilmente non si è resa conto nemmeno lei di quanto sia stata importante per me in questi mondiali; ho passato momenti difficili, ma mi è bastata una chiamata: “dove sei? Vengo lì...”. Semplicemente, grazie! 
Giuseppe... orgogliosamente posso dire che lui ha tirato su la festa, l'ha creata e costruita ed io l'ho riempita di cibo e bevande. Siamo una squadra perfetta, andiamo avanti a memoria e capiamo senza neanche guardarci in faccia quando uno ha bisogno dell'altro e viceversa. Complementare! 

Su queste tre persone ho in mente due aneddoti, che rimarranno come immagini scolpite per sempre nella mente e nel cuore... 
Pranzo del lunedì, al centro del ristorante centrale c'è una fila di tavoli piena dei ragazzi dello Yap, di Emiliano e la sua squadra e dei romani. In piedi vicino al tavolo della distribuzione pietanze ci siamo io, Carlo e Giuseppe che mangiamo ricordando i giorni appena passati; il piatto in una mano, senza una sedia, stanchissimi ma soddisfatti di quanto è successo nei giorni precedenti. E da quella posizione si può dominare tutto il Bosco...
La prima persona che ho visto è stata anche l'ultima... I miei mondiali sono iniziati e terminati con Gioia. C'ho pensato solamente adesso. 

Grazie di tutto a chi ho nominato, ma anche a chi mi sono dimenticato... come sempre succede tutti gli anni. 

Ci vediamo nel 2012 a Bosco Albergati

lunedì 23 maggio 2011

Signor Tenente

Minchia Signor Tenente!

Ve lo ricordate quando Faletti lo urlava, mentre stava svestendo i panni dell'agente Vito Catozzo ed ancora probabilmente non aveva iniziato a scrivere Io uccido, il suo primo libro?

Partecipò con questa canzone all'edizione 1994 del Festival di Sanremo.
Questo è il mio modo di ricordare la strage di Capaci, dove persero la vita Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta.
Falcone e poco dopo Borsellino furono uccisi dalla mafia. Due magistrati italiani vigliaccamente uccisi dalla mafia. Dimenticarsi di questi due "uomini coraggiosi" (che sono più di eroi, dice qualcuno su twitter).

Buon ascolto. Con il testo, alla fine del video.



Forse possiamo cambiarla ma è l'unica che c'è 
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole 
Forse cent'anni o duecento è un attimo che va 
Fosse di un attimo appena 
Sarebbe con me tutti vestiti di vento ad inseguirci nel sole 
Tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove 
Minchia signor tenente che siamo usciti dalla centrale 
Ed in costante contatto radio 
Abbiamo preso la provinciale 
Ed al chilometro 41 presso la casa cantoniera 
Nascosto bene la nostra auto c'asse vedesse che non c'era 
E abbiam montato l'autovelox e fatto multe senza pietà 
A chi passava sopra i 50 fossero pure i 50 di età 
E preso uno senza patente 
Minchia signor tenente faceva un caldo che se bruciava 
La provinciale sembrava un forno 
C'era l'asfalto che tremolava e che sbiadivo tutto lo sfondo 
Ed è così tutti sudati che abbiam saputo di quel fattaccio 
Di quei ragazzi morti ammazzati 
Gettati in aria come uno straccio caduti a terra come persone 
Che han fatto a pezzi con l'esplosivo 
Che se non serve per cose buone 
Può diventar così cattivo che dopo quasi non resta niente 
Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise 
Che tante volte ci vanno strette 
Specie da quando sono derise da un umorismo di barzellette 
E siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese 
Dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese 
E c'è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù 
E farla scendere è una parola, se chi ci ammazza prende di più 
Di quel che prende la brava gente 
Minchia signor tenente lo so che parlo col comandante 
Ma quanto tempo dovrà passare per star seduto su una volante 
La voce in radio ci fa tremare, che di coraggio ne abbiamo tanto 
Ma qui diventa sempre più dura quanto ci tocca fare i conti 
Con il coraggio della paura, e questo è quel che succede adesso 
Che poi se c'è una chiamata urgente se prende su e ci si va lo stesso 
E scusi tanto se non è niente 
Minchia signor tenente per cui se pensa che c'ho vent'anni 
Credo che proprio non mi dà torto 
Se riesce a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto 
E glielo dico sinceramente 
Minchia signor tenente

domenica 8 maggio 2011

Signor Presidente...

Qualche giorno fa ascoltavo il giornale radio su Radio Due ed uno dei servizi parlava dell'intervento di Berlusconi, in un comizio per la Moratti. In questa oratoria ha definito la magistratura "un cancro da estirpare". La sua voce era gracchiante in preda ad un irruento sfogo di odio. Scuotendo la testa ho continuato l'ascolto per giungere alla fine a casa mia.

Una volta arrivato, leggo un po' di notizie nella rete ed il Fatto Quotidiano mi fa notare che quando B. ha iniziato la sua solita battaglia contro la magistratura, il palasport si è andato svuotando: della seria che sta iniziando un po' a rompere i maroni con sta cosa. Non fa altro che parlare di PM e magistratura comunista. Sembra come quei ragazzini di 16-18 anni che parlano solo del triangolino che ci esalta (cosa che spesso fa pure lui, tra l'altro).

Mentre leggevo, iTunes che è lontano da essere uno stupido, mi ha fatto ascoltare la canzone "Signor Presidente" di Talco. Una frase mi è balzata all'orecchio ricordandomi lo sfogo del premier a milano...

[...]
Marcia ancora il vecchio padrone
Cieco d'odio per le città
Striscia infame sulla memoria
Dell'eroe morto per l'ideal
[...]

Proprio queste parole mi hanno fatto pensare a Berlusconi, urlante e magari con un filo di bava che gli esce da un angolo della bocca.

Mi ha fatto un po' paura.

Ora, per voi, la canzone di Talco e di seguito il suo testo. Buon ascolto, come sempre!


Signor Presidente
Ho pianto notti morte d'illusione
Sorde inermi ed effimere grida
Negli anni armati della repressione
Ma un aprile cadeva imminente
Sulla fiamma dell'orda meschina
Non dimentichi Presidente
La terra libera su cui cammina

Ho visto signor Presidente
La sua memoria è volata via
Risucchiando il soffio della storia
Sulle ali nere della nostalgia
Il passato è un vento di terrore
Tra l'oblio e la viltà si avvicina
Tra vecchi sogni di razza e nazione
Sopra il vuoto in cui lei ora cammina

Tuonava la belva squadrista
Foraggiata dal suo dittatore
Contro il fuoco della resistenza
Dai rigurgiti dell'invasore
Vil pregava la bianca vergogna
Contro il fiore della libertà
Gli occhi chiusi di nera menzogna
Nel silenzio la sua immunità

Marcia ancora il vecchio padrone
Cieco d'odio per le città
Striscia infame sulla memoria
Dell'eroe morto per l'ideal

Il nemico è alle porte
Freddo il cuore alla vista
Ma il passato è la morte
Di un futuro senza verità

Odo ancor Presidente
Quel tuo grido fascista
Il vento fischia più forte
Scarpe rotte e pur bisogna ardir
A conquistare l'orizzonte rosso del nostro avvenir!

domenica 1 maggio 2011

Una festa in tutto il mondo...

Buon Primo Maggio!

Ai lavoratori, alle lavoratrici, ai pensionati, alle pensionate, agli studenti, alle studentesse, a chi non può festeggiare, a chi deve subire le prepotenze del padrone, a chi non ha niente da fare ma comunque oggi festeggia, ai cappelletti antifascisti, agli amici, alle amiche, ai nemici, alle nemiche, a mio padre e a tutti quelli che non ho citato ma che se lo meritano!


lunedì 25 aprile 2011

Buon 25 aprile!

Buon 25 aprile a tutti quanti!

Oggi è la Festa della Liberazione, la festa più importante per me e che tutti noi non dovremmo mai scordare, nonostante l'impegno da parte della nuova destra di cancellare la lotta di Liberazione dalla nostra storia.
Ho già parlato del significato e dell'importanza di questa data spiegando, l'anno scorso, il testo di Bella Ciao. Andate a rileggerlo, mi è venuto particolarmente bene

Oggi metterò semplicemente un po' di versioni di Bella Ciao, molte delle quali scoperte proprio stamattina

Ancora buon 25 aprile!

Bella Ciao cantata dal coro dell'Armata Rossa


Bella Ciao cantata dai Chumbawamba

Bella Ciao in un'improbabile, ma divertente, versione dance...


Bella Ciao da San Francisco, Fisarmonica e voce


O Bella Ciao, cantata da Giorgio Gaber


Ed infine, Bella Ciao, cantata dai Modena City Ramblers sul palco del Primo Maggio!


Per chi ci sarà, ci vediamo oggi a Casa Cervi per festeggiare insieme il 25 aprile!

domenica 24 aprile 2011

Chi non rispetta gli altri...

E' probabilmente la più importante festa laica di tutto il mondo. Il primo maggio viene festeggiato non sono in Italia. Non è una festa "comunista" come dicono gli ignoranti che votano Berlusconi solo perchè lui ha i soldi e vogliono diventare tronisti o veline.
Il primo maggio si ricorda una manifestazione di lavoratori a Chicago che volevano difendere i propri propri diritti, repressa con la forza dalla polizia.
Quindi è importante ricordare questo momento e in Italia è forse l'unica occasione dove i sindacati si ritrovano uniti per ricordare a tutta la popolazione l'importanza del lavoro e dei suoi diritti.

Poi ci sono le solite polemiche strumentali introdotte dal Presidente Puttaniere, che ha connotato come "comunista" questa festa e quindi da combattere in tutto e per tutto. Ricordo agli smemorati elettori che gli unici a combattere questa festa furono i fascisti, i fascisti e loro adesso.

Ma quest'anno, questo giorno, esattamente tra una settimana, diventerà per tutto il mondo un'altra cosa. Il primo maggio 2011 sarà beatificato Karol Wojtyla e da ora in poi tutto il mondo ogni anno ricorderà il penultimo papa (ad ora).
E' per questo che quando sento Ratzinger parlare di rispetto delle povere comunità cristiane perseguitate in certi paesi che mi viene da ridere. La chiesa predica la tolleranza, l'amore per il prossimo ed il rispetto per gli altri. Li predica ma non li pratica.

Con questo gesto la chiesa offende tutto il mondo non cristiano, non cattolico. E' una scelta politica e in assoluta mancanza di rispetto.
Io ho una ben precisa idea su Giovanni Paolo II, ma la tengo per me e rispetto chi l'ha ritenuto un papa straordinario, forse il migliore. E non sto dicendo che non dovevano farlo santo. Fondamentalmente a me non me ne frega niente, come non mi interessa dei vari santi del calendario, semplicemente non mi riguardano. Quindi che la chiesa faccia quello che vuole.

Ma non il primo maggio, questo non doveva proprio farlo.
Noi, laici che festeggiamo la festa dei lavoratori il primo maggio, rispettiamo chi non la pensa come noi e rispettiamo le loro feste.
Loro, la chiesa, non ha rispetto dei diversi e si comporta prepotentemente entrando a gamba tesa come il peggior stopper degli anni 80 sulle idee e le ideologie diverse dalla loro.

Pochi giorni fa il papa ha risposto a domande dei fedeli in televisione. Io gli avrei fatto questa domanda: "Perchè avete scelto di beatificare Giovanni Paolo II proprio il Primo Maggio? Non è mancanza di rispetto verso chi non la pensa come voi?"

Il papa, la chiesa, non mi insegnerà mai niente...

martedì 12 aprile 2011

Quel primo volo di 50 anni fa

Юрий Алексеевич Гагарин
Il 12 aprile 1961 Jurij Alekseevič Gagarin compì, prima di qualsiasi altro uomo al mondo, un viaggio nello spazio. Fece un giro intero intorno alla terra tenendosi ad una distanza variata tra i 175 e i 302 km dal suolo. Celebri furono le sue parole: "la Terra è blu [...] Che meraviglia. È incredibile".

Gagarin fu il primo uomo a raggiungere lo spazio, una conquista incredibile per tutta l'umanità. E mi piace ricordare che quest'uomo indossava la tuta spaziale con la bandiera rossa dell'Unione Sovietica e sul casco portava 4 lettere CCCP.
Su questa immagine mi viene in mente una parte del testo della canzone La Guardia Rossa: "[...] non ha pennacchi e galloni dorati, ma sull'elmetto scolpiti e nel cuor... Porta un martello e una falce incrociati. Son gli emblemi del lavor, viva il lavor![...]"

Questo astronauta, divenne un eroe nazionale. Ovviamente il governo di Mosca sfruttò questo evento come strumento di propaganda, ma sui viaggi nello spazio di certo gli altri non furono da meno, vedi lo sbarco (reale?) sulla luna.

Un breve racconto del famoso viaggio preso da Wikipedia:
Il volo dell'allora maggiore Jurij Gagarin iniziò il 12 aprile 1961, alle ore 9.07 di Mosca, all'interno della navicella Vostok 1 (Oriente 1), del peso di 4,7 t: egli pronunciò la celebre espressione - поехали! (pojechali - "siamo partiti") al decollo per il volo spaziale. Compì un'intera orbita ellittica attorno alla Terra, raggiungendo un'altitudine massima (apogeo) di 302 km e una minima (perigeo) di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400 km/h. Per tale missione Gagarin aveva scelto il soprannome Кедр "Kedr" ("cedro"), usato durante il collegamento via radio.

E come è nel mio stile, metterò una canzone che parla di lui, il Figlio dell'umanità

mercoledì 30 marzo 2011

Lampedusa e l'ingranaggio che si rompe

Ieri sera, martedì, dopo esser tornato dalla partita di campionato Uisp con lo Zelig, mi sono messo a guardare Parla con Me su Rai Tre.

Ospite della serata era Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Rientrava da Lampedusa dove era stata per verificare la situazione di emergenza di questi giorni. In questo momento ci sono praticamente più richiedenti asilo (perchè tali sono e così Lei li chiama) che lampedusani.

La Boldrini ha spiegato come funziona la macchina di Lampedusa; in pratica arrivano le navi di profughi, l'isola li accoglie e nel centro vengono fornite le prime cure. Nel giro di 48 ore dopo la schedatura (mi pare, di questo dato non sono certo) le navi smistano queste persone nei vari centri sparsi in tutta Italia. Tutto questo avviene senza che quasi gli abitanti ed i turisti dell'isola possano accorgersene. E' una macchina perfetta che funziona da parecchio tempo. Ma non in questa occasione. In questi giorni l'ingranaggio si è rotto e nessuno è più partito dopo le consuete 48 ore. Va da se che, se nessuno non parte e comunque i barconi continuano ad arrivare, il numero della popolazione richiedente asilo aumenta e si arriva facilmente al collasso. Come è successo.

Sicuramente voi tutti lo sapevate già, ma io no; non sapevo che le cose a Lampedusa funzionassero così. Mi immaginavo l'isola sempre in emergenza in cui i cittadini dovevano convivere perennemente con l'emergenza. Nessuno mi ha mai detto che invece tutto era perfettamente integrato e tutto sommato "normale" per gli abitanti. Nessuno ce l'ha mai detto.

Laura Boldrini ha poi parlato della tipologia dei richiedenti asilo che in questi giorni arrivavano sulle nostre coste. Ce ne sono di due tipi: i richiedenti asilo politico che scappano per nei loro paesi, solitamente in guerra, non vengono rispettati i diritti umani e la gente viene ammazzata perchè contraria al regime e i cosiddetti immigrati economici che fuggono dal loro paese per motivi economici appunto.
La cosa che mi ha lasciato un po' così è che a Lampedusa non arrivano libici. Ma come... al telegiornale dicono che la crisi libica sta creando un esodo di persone e qui arrivano tunisini. Qualcosa a me non torna.

Questo è quanto succedeva fino a ieri nell'isola siciliana.

Oggi, mercoledì, ha fatto la sua comparsa Berlusconi che, seguito dalle navi, ha dichiarato che in 48 massimo 60 ore Lampedusa tornerà di nuovo ad essere abitata solamente dai lampedusani.

richiedenti asilo al centro di Lampedusa
Mi sono quindi fatto un po' di domande e la mia conclusione è questa: l'emergenza a Lampedusa è stata volutamente creata dal governo per poi dimostrarsi l'unico capace di fare i miracoli. Il meccanismo era perfetto, ma al ministero dell'interno o della difesa (non so chi "comanda" le navi impegnate nel trasporto) è bastato rompere l'ultimo ingranaggio non andando più a prendere gli immigrati per portarli negli altri centri. I giornalisti hanno iniziato a descrivere l'emergenza collegata alla situazione libica, quando i libici non ci sono, in modo da alimentare la paura degli italiani che troppo credono a quanto i telegiornali dicono loro. Berlusconi è quindi sceso con le navi, facendo semplicemente ripartire il meccanismo che lui stesso aveva interrotto e adesso l'italiano medio lo osanna come il salvatore della patria.
Come sempre il capo del governo ha speculato sulla sofferenza delle persone, sulla vita degli innocenti e sull'economia della piccola, ma strategica, isola solamente per il suo patetico spot elettorale. Come ha fatto con il terremoto de l'Aquila e con i rifiuti di Napoli.

Il colpevole di questa crisi è esclusivamente il governo italiano.

domenica 27 marzo 2011

Il Camionista Ghost Rider - Davide Van De Sfroos

Il 15 marzo è uscito Yanez, il nuovo album di Davide Van De Sfroos. L'ho subito comprato, senza pensarci due volte...
Per me il Bernasconi è una certezza, so già quello che mi aspetta ed è proprio quello che voglio sentire dalla sua voce e dai suoi strumenti.

Di tutto l'album la canzone che mi ha colpito di più è stata Il Camionista Ghost Rider. E' una poesia meravigliosa, dove Van De Sfroos descrive quattro personaggi importanti della musica mondiale, Johnny Cash, Woody Guthrie, Robert Johnson e Jimi Hendrix.
Mi ha colpito in modo particolare il modo come descrive Jimi Hendrix...

[...]
E arriva uno in fondo alla pianura 
che è vestito come un'arcobaleno 
la sua chitarra è incendiata e dietro di lui passa il temporale 
usa i tuoni usa i fulmini li lega insieme e li suona ancora 
la terra gialla sembra il suo palco e tutto il cielo un amplificatore
[...]

la descrizione di come suona tuoni e fulmini è qualcosa di magico. Per questo ho deciso di fare sentire anche voi questa splendida canzone, comprensiva di testo e traduzione; come sempre.

Perciò buon ascolto e buona lettura


Testo

Al lunedè meti deent la prema 
spazzeti'l muund cui tergicristai 
pizzi i fanai per majà la cürva 
banana negra che la voer scapà 
ma me la ciapi cunt el vulaant 
el me mutuur la digerirà 
i cupertoni san giamò a memoria 
ogni chilometro de spetascià 

All'autogrill prima del Gottardo 
gh'è Johnny Cash che voe sultà soe 
el voer un passagg fin in funt al tunnel 
verdi la porta el foe setà giò 
el paltò l'è negro cume la chitara 
la facia düra cume sti muntagn 
el dis me spiàs sun dumà un fantasma 
ma svolza la radio che me canti amò 


Hey Johnny Cash scià che vèmm scià che vèmm 
e tant anca 'l Gottardo l'è un oltru anell de fööch 
e canta cry cry cry ghost rider in the sky 
e visto che te seet te te lassi anca fümà 

In sull'autostrada a Casalpusterlengo 
gh'è una gran pulver se veed nagott 
l'è menga nèbia l'è menga foemm 
l'è tüta sabia e in mezz gh'è un omm 
el gh'ha soe un capell che'el par quasi un strasc 
el gh'ha i salopett i scarponi gross 
el riid un zicc e po'l tussis 
g'ha la tera in facia e in fuunt ai pulmòni 

Hey Woody Guthrie scià che vèmm scià che vèmm 
questa tèra l'è la tua tèra ma adess però mangen pioe 
l'onda verde la diis nagott ma questa nigula finirà 
de dree gh' è mia la California ma a Cesenatico podum  ruva 

All'usteria visén a Faenza gh'è un fio elegant cun't i oecc de matt 
el beev gio whisky cume beev gazusa 
la sua chitara par che la va a tocch 
el g'ha i dii cume dees anguillla pèll maron e la vuus de dona 
el me diis g'ho de scapà del diavul che'l me cerca cun scià el me cuntratt 

Hey Robert Johnson scià che vèmm scià che vèmm 
Comacchio non è la Louisiana ma i zanzar i henn püssèe catiiv 
gnanca el diavul el se fa vedè quaand l'è scià l'ura del tramuunt 
e non temere per il crocevia che che in Italia urmai i henn tücc rondò 

E rua voenn in fund alla pianüüra che l'è vestiì cume un arcubalen 
la sua chitara a l'è incendiada de dre de lüü pasa el tempuraal 
el dupèera i tron el dupèera i fulmin i a liga insema i a sona amo 
la tèra gialda la paar el so palco e tutt el cieel un amplificaduur 

Hey Jimi Hendrix scià che vèmm scià che vèmm 
Forli l'è menga Woodstock e fra un po' brüset anca te 
e a suon de purple haze little wing e woodoo child 
adess gh'è scià la grandin e i cuntadini i henn mea taant cunteent 

E al casell de Cesena Nord la stradal l'ha ma fermà 
fann el giir del camion varden l'abitacul 
varden departutt e poe se varden luur 
"ma è strano sembravate in cinque dentro la cabina un minuto fa" 
"ci son solo io con tutti i mei dischi ma prego pòduf cuntrulà"

Traduzione

Al lunedì inserisco la prima 
pulisco il mondo con i tergicristalli 
accendo i fari per mangiare la curva 
banana nera che vuole scappare 
ma la prendo per il volante 
il mio motore la digerirà 
i copertoni sanno già a memoria 
ogni chilometro da calpestare 

All'autogrill prima del Gottardo 
c'è Johnny Cash che vuole salire 
vuole un passaggio sino in fondo al tunnel 
apro la porta lo faccio sedere 
il cappotto è nero come la chitarra 
la faccia dura come queste montagne 
dice mi spiace sono solo un fantasma 
ma alza la radio che canto ancora 

Hey Johnny Cash dai che andiamo dai che andiamo 
e tanto anche il Gottardo è un altro anello di fuoco 
e canta cry cry cry ghost rider in the sky 
e visto che sei tu ti lascio anche fumare 

Sull'autostrada a Casalpusterlengo 
c'è una gran polvere non si vede niente 
non è nebbia non è fumo 
è tutta sabbia e in mezzo c'è un uomo 
porta un cappello che sembra quasi uno straccio 
ha i salopette e gli scarponi grossi 
ride un po' e poi tossisce 
ha la terra in faccia e in fondo ai polmoni 

Hey Woody Guthrie dai che andiamo dai che andiamo 
questa terra è la tua terra, ma adesso non mangiarne più 
l'onda verde non dice niente ma questa nuvola finirà 
dietro non c'è la California, ma a Cesenatico possiamo arrivare 

All'osteria vicino a Faenza c'è un ragazzo elegante con gli occhi da matto 
beve Whisky come bere gazzosa 
la sua chitarra sembra vada a pezzi 
ha le dita come dieci anguille la pelle marrone e la voce di donna 
mi dice devo scappare dal diavolo 
che mi cerca con in mano il mio contratto 

Hey Robert Johnson dai che andiamo dai che andiamo 
Comacchio non è la Luisiana 
ma le zanzare sono più cattive 
neanche il diavolo si fa vedere quando è in arrivo l'ora del tramonto 
e non temere per i crocevia che in Italia ormai 
sono tutti rondò 

E arriva uno in fondo alla pianura 
che è vestito come un'arcobaleno 
la sua chitarra è incendiata e dietro di lui passa il temporale 
usa i tuoni usa i fulmini li lega insieme e li suona ancora 
la terra gialla sembra il suo palco e tutto il cielo un amplificatore 

Hey Jimi Hendrix dai che andiamo dai che andiamo 
Forlì non è Woodstock e tra un po' bruci che tu 
e a suon di Purple Haze Little Wing e Woodo Child 
adesso arriva la grandine e i contadini non sono molto contenti 

E al casello di Cesena Nord la stradale mi ha fermato 
girano attorno al camion guardano l'abitacolo 
guardano dappertutto e poi si guardano 
"ma è strano sembravate cinque dentro la cabina un minuto fa" 
"ci son solo io con tutti i miei dischi ma prego potete controllare"

giovedì 17 marzo 2011

Buon compleanno, Italia!

Come molti di voi sanno, io non sono mai stato un grandissimo patriottico. Non mi piace sventolare il tricolore, non mi metto la mano sul cuore quando suona l'Inno d'Italia e mi fa paura sentire la parola "patria".
Ma sono italiano, mi sento italiano e mi piace l'Italia. Mi piacciono gli italiani e oggi festeggerò questo compleanno come è giusto che si debba festeggiare, ma soprattutto perchè lo voglio festeggiare!

Una piccola parentesi su chi sputa sull'Italia e sulla sua unità: quando voi leghisti rinuncerete a tutti i soldi (e sono tanti) che le istituzioni, dallo stato alle regioni ai vari enti, vi danno allora e solo allora potrete vomitare il vostro odio verso il nostro (e vostro) stato. Prima di allora siete e sarete dei patetici e poveri piccoli esseri dalle facoltà intellettive decisamente sotto la media. Non spendo altre parole, anche perchè non credo le capireste, poverini.

Per festeggiare l'Italia, ovviamente, ho pensato ad una canzone che ben potesse rappresentare per me il significato di questo anniversario.
Un anno fa, il 5 maggio 2010, ho scritto un post per ricordare la partenza dei mille da quarto nel 150° della sua ricorrenza; scelsi la canzone di Bennato C'era un Re, per riflettere di quanto non fosse unita questa nostra Italia. Forse le cose ad ora non sono cambiate di molto, anche se oggi tutti (o quasi) festeggiamo con orgoglio questo nostro bel paese, spesso con rabbia verso chi non lo riconosce. E' una dimostrazione lampante di come, purtroppo, l'Italia ancora ci divide piuttosto che unirci.
Però oggi, con tutti i suoi difetti e le sue macchie scure (a tratti nere), io mi sento di festeggiarla questa Italia e voglio quindi gridarlo forte:

VIVA L'ITALIA!

E chi l'ha saputa cantare nel modo migliore questa frase? Ovviamente Francesco De Gregori. Vi lascio per questo la sua canzone Viva l'Italia, compresa di testo, da gustare e capire. Ascoltate bene le parole, ne rimarrete magicamente affascinati..
Ho scelto però di mettervi la versione cantata a Sanremo dal "leghista" (tra virgolette perchè non lo è) Davide Van De Sfroos, che secondo me ha fatto una grandissima cosa a voler cantare quella canzone proprio dal palco dell'Ariston.

Buon ascolto e, ancora, buon compleanno!

Viva l'Italia, l'Italia liberata, 
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè. 
L'Italia derubata e colpita al cuore, 
viva l'Italia, l'Italia che non muore. 
Viva l'Italia, presa a tradimento, 
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento, 
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, 
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura. 
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare, 
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare, 
l'Italia metà giardino e metà galera, 
viva l'Italia, l'Italia tutta intera. 
Viva l'Italia, l'Italia che lavora, 
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora, 
l'Italia metà dovere e metà fortuna, 
viva l'Italia, l'Italia sulla luna. 
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre, 
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre, 
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, 
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

domenica 27 febbraio 2011

La Pace Va Per...corsa a Reggio Emilia

Ieri, sabato 26 febbraio, c'è stata la tappa reggiana dell'iniziativa "La Pace Va Per...corsa".

Ecco cosa dice il sito di Libera sulla manifestazione

"Parte da Castell'Alfero, in provincia di Asti, l'avventura de "La Pace va Per...Corsa", manifestazione a tappe promossa da Libera che vedrà protagonista Giuspeppe Papaluca, il barbiere-maratoneta che ha già firmato alcune imprese negli anni passati come la Mosca-Roma o la Hammann-Baghdad. Attraverso questa corsa che prenderà il via il 18 febbraio e lo porterà alla conclusione il 17 marzo a Matera, si vogliono ricordare le vittime di mafia, proprio nell'anniversario dell'unità d'Italia. Bisogna ricordare anche questo pezzo d'Italia, questi eroi che hanno lasciato la vita per un'Italia più pulita, più giusta, dove la legge ed il diritto si ergono come collante naturale della società civile. 

Durante questo "Giro d'Italia" Papaluca e Libera incontreranno scolaresche, società sportive, associazioni di volontariato, che tappa dopo tappa, correranno tratti di strada insieme al maratoneta romano. In ogni luogo ci saranno ricordi delle vittime di mafia, visite ai beni confiscati o spunti relativi all'unità d'Italia. Nella prima tappa, che si svilupperà da Castell'Alfero (AT) a Cascina Graziella, bene confiscato alla Mafia. Castell'Alfero è la patria di Giovan Battista De Rolandis che nel 1794, insieme al bolognese Zamboni, "inventò" il TRICOLORE, distribuendo a Bologna, durante i moti insurrezionali, delle coccarde tricolori bianche, rosse e verdi, che divennero poi i colori della Bandiera Italiana."

La nostra è cominciata alle 6.45 quando il Presidentissimo della Lega Atletica è venuto in Uisp ed abbiamo caricato il porter, con destinazione Teatro Valli.
Un gran freddo, ma un sole veramente bello.
Questo il programma:
- ore 8.45 presentazione ufficiale della corsa con le istituzioni
- ore 9.00 start dei 30 km che Pino Papaluca ha percorso assieme ad una rappresentanza di varie scolaresche reggiane, dalle elementari fino alle superiori, nonchè da alcune associazioni sportive, più avezze alla corsa, senza dimenticarci dell'ultramaratoneta Tallarita, detto il talla


E' stata una bella iniziativa, importante per far conoscere cosa vuol dire lotta alla mafia anche ai ragazzini delle scuole.

In tutto questo, però, anche io ho fatto la mia parte; ho percorso il 23esimo giro della staffetta e sono morto!
Non sono proprio un podista, qualcuno dovrà farsene una ragione.

Ma è stata un'esperienza bellissima, ed ho capito che a volte è proprio la testa a farti andare avanti. Di solito questi discorsi li fa chi ha le crisi nelle maratone dopo 35km di corsa, io lo faccio dopo 800metri. E allora?
Però sentire la voce di Riva che mi chiamava mentre facevo il giro della fontana mi ha dato quella forza che credevo di aver perso.

Insomma è stata una bella cosa, mi sono divertito, sono arrivato a casa distrutto, ma certamente lo rifarei!

Un grandissimo grazie lo voglio dire anche allo Zelig, sempre i migliori in queste iniziative, ma anche alla Refunda, al Cral dell'ospedale, a tutte le scuole, a quelli che hanno corso così, al mitico Talla ed al grandissimo Pino Papaluca!!!

Viva Libera! Viva Pino! Viva lo sport!

domenica 20 febbraio 2011

Chiamami ancora Sanremo

Come tutti gli anni sono passati i 5 giorni di Festival. Preceduti, accompagnati e seguiti, come tutti gli anni, da elogi e polemiche; sopratutto polemiche.
Sembra lo sport nazionale degli italiani, fare polemiche. Quando ci sono i mondiali siamo tutti CT e quando c'è il Festival siamo tutti giornalisti musicali, ma anche stilisti, registi, direttori di orchestra, Dio.
Lascio un plauso a chi non segue il Festival ma non rompe i maroni: non ti piace? non lo guardi. Finito. Rispetto totale e grande ammirazione.

Io Sanremo l'ho guardato ed ho cercato di dividerlo in due parti: la musica; il resto.
Parto dal resto con alcuni miei pareri, per come la vedo io.
Primo, Morandi non sa condurre... Un po' tutti facevano quello che gli pareva. Solo che se questi tutti sono Luca e Paolo magari si barcamenano, se sono Massimo Ranieri ti tiene bene il palco, ma se sono la Canalis questa si mette a tradurre al posto del bravissimo interprete della RAI (Paolo Maria Noseda) a De Niro, solo per far vedere quanto sa l'inglese rendendo di una tristezza immane il pezzo con l'attore americano. Mi sono vergognato come un ladro in quel momento.
Secondo, come ha detto alla fine Luca Bizzarri: sta storia del bipartisan ha rotto i maroni. Se c'è qualche comico di destra che venga! Poi vediamo se è capace di fare ridere, noi rideremo. E non tiratemi fuori la storia che è tutto in mano alla sinistra, perchè altrimenti, se fosse veramente così, B. avrebbe già avuto il suo meritato buco in testa!.
Terzo, Benigni ci rende, mi rende orgoglioso di essere italiano. Ha spiegato l'inno come solo lui sa fare. Parlando per 50 minuti da solo lasciandoci, lasciandomi senza fiato e facendomi commuovere quando ha cantato quasi sottovoce la prima strofa del nostro inno nazionale. Come sempre grazie Roberto!


Veniamo ora alla musica:
Ho purtroppo trascurato i giovani, ma quel poco che ho sentito mi è piaciuto. Come sempre sono quelli che azzardano di più.
I big invece. Anna Oxa, Anna Tatangelo, Patty Pravo, Al bano via. Le loro canzoni non mi sono piaciute; su alcuni ero prevenuto, non digerisco nemmeno gli interpreti.
Mi è piaciuta abbastanza la serata dedicata all'unità d'Italia. Peccato che proprio per primo abbia cantato Davide Van De Sfroos e non l'ha visto praticamente nessuno. Ammetto che ho dovuto riguardarmelo su youtube perchè durante l'interpretazione ho cantato a squarciagola (ha cantato Viva l'Italia di Francesco de Gregori). E mi è piaciuto molto anche Vecchioni, in assoluto il migliore di questa edizione. Come ha detto oggi in un'intervista, anche lui ha fatto triplete come l'inter di Mourino!
Sulla gara, tifavo Van De Sfroos ed ha fatto una gran bella figura. Non mi aspettavo invece la meraviglia "chiamami ancora amore". Ma ormai avevo deciso di sostenere il laghée e sono stato coerente.
Max Pezzali: non crescerà mai e le sue canzoni saranno sempre uguali... alla lunga stanca. lo ha già fatto. Lillo e Greg lo hanno un po' salvato, ma niente di che.
Luca Madonia: Sono sincero, non sono un fan di Battiato. Ma questa canzone non mi è dispiaciuta. Orecchiabile anche se ho trovato troppe sonorità Franchiste, per i miei gusti ovviamente.
Luca Barbarossa & Raquel del Rosario: canzone tranquilla, ma lei è una figa da paura. Vale da sola il prezzo del biglietto. Anche se sta storia del su e giù mi sa un po' porno, ma va benissimo!
La Crus: appena salito sul palco, Giovanardi mi ha spaventato... Ma la canzone ascolto dopo ascolto mi è piaciuta sempre di più. Molto bravo lui e gran chicca alla fine la cantante lirica. Bravi.
Modà ed Emma: mi sono sempre divertito a prendere in giro i Modà con le urla del cantante, la canzone non è nelle mie corde, ma va apprezzata tantissimo l'intesa tra la band e la cantante. Il secondo posto ci sta tutto.
Tricarico: non ce la fa. Non è molto capace di cantare, però ha delle genialità. Ed alla fine la sua canzone mi è piaciuta. Nel 150° dell'unità d'Italia parlare della nostra bandiera non è una leccata di culo, ma una buona idea. Bravo Frency.
Giusy Ferreri: Ha una voce strana, non mi fa impazzire e poi non sfutta per niente la potenza. Quando dice "distrugge" la u la fa a bocca completamente chiusa. Come fa ad uscire la voce? mah. Questo è l'unico giudizio "tecnico", ma dovevo farlo; l'ho notato tutte le sere.
Nathalie: Una bella canzone, lei è brava. E l'ha fatta tutta lei. Giovane ma brava.
Davide Van De Sfroos: lo aspettavo a Sanremo e lui non mi ha tradito. Yanez è una sua canzone e si sente tutta. Lui scrive, canta e suona così. E a chi piace sa dare tantissime soddisfazioni. Bravissimo poi anche con la canzone Italiana del giovedì. Il pezzo del ritornello con la fisarmonica mi ricorda un po' Me Voy di Giulieta Venegas.
Roberto Vecchioni: ha vinto, in tutti i campi. E' stato in assoluto il migliore. Ha ricevuto critiche solamente da chi guarda solo la carta d'identità per commentare le canzoni. Vecchioni sarà di certo più vecchio della Tatangelo, ma non hanno nulla a che spartire.
Buon ascolto!


Chiamami ancora amore...