mercoledì 29 settembre 2010

L'aroma del Caffè

Trovato in giro nella rete...

Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare.  Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro. 
Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.  Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l'acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un'altra collocò delle uova e nell'ultima collocò dei grani di caffè. 
Lasciò bollire l'acqua senza dire parola. 
La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre... 
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto.  Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse: "Cara figlia mia, carote, uova o caffè?" 
La fece avvicinare e le chiese di toccare le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo.  Dopo le chiese di provare a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. 
Umilmente la figlia domandò: "Cosa significa questo, padre?" 
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente. 
La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo essere stata nell'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. 
L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. 
Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua. 
"Quale sei tu figlia?" le disse. 
"Quando l'avversità suona alla tua porta; come rispondi? 
Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? 
Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? 
Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. 
Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore. 
Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all'avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda". 
Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività il "dolce aroma del caffè".

sabato 25 settembre 2010

Risotto ai funghi porcini

Ingredienti per 3 persone:
- 300 gr di riso
- 200 gr di funghi porcini (freschi o surgelati)
- 1 dado di funghi
- prezzemolo
- formaggio parmigiano grattugiato
- peperoncino (facoltativo)
- olio
- un pezzetto di burro

Preparazione:
Lasciate scongelare i funghi per una ventina di minuti (se congelati) quindi tagliateli a pezzetti. Fate un battuto di prezzemolo e mettelelo a soffriggere delicatamente in padella con un po’ di olio e, se di gradimento, peperoncino. Prima che il battuto soffrigga troppo, aggiungiamo i funghi a pezzetti. Coprite con un coperchio e fateli cuocere per 5-7 minuti.
Nel frattempo mettere in una pentola l’acqua a scaldare e aggiungere il dado di funghi. Aggiungete quindi il riso in padella con i funghi e fatelo tostare per alcuni minuti. Quando il riso inizia ad attaccare, aggiungere un romaiolo di brodo vegetale. Mescolate e fatelo asciugare mantenedo il brodo a bollore.
Continuare la cottura del riso mescolando con il cucchiaio di legno e aggiungendo un romaiolo di brodo via via che il risotto si asciuga. Portare il riso a cottura aggiungendo il brodo via via che si ritira.
A fine cottura far ritirare completamente il brodo e aggiungere un pezzetto di burro per renderlo più cremoso. Fatelo sciogliere quindi impiattate il risotto

Da quando mi ricordo io, il 25 settembre si è sempre mangiato il risotto con i funghi. A pranzo o a cena in base agli impegni famigliari, ma non ne abbiamo saltato mai uno. Mio padre adorava i funghi e in modo particolare il risotto con i funghi. E così anche il 25 settembre 2007, 2008, 2009 e 2010 lo abbiamo fatto.
Oggi, mentre tornavo a casa, sapevo che aprendo la porta d'ingresso avrei sentito il classico odore di funghi invadermi fino al cuore. Mi ha detto mia mamma: "non sapevo se farlo o no, ma poi mi sono detta è il 25 settembre".

E' il nostro modo per ricordare mio padre, tutti i 25 settembre.
Auguri Papà!

venerdì 17 settembre 2010

Vi invito nella mia città




In realtà in questo post c'è poco di mio...

In questi giorni sto ascoltanto molto un gruppo patchanka/ska punk italiano, Veneziano per la precisione. Si chiamano Talco e sono decisamente schierati a sinistra, dove piace a me.
Una delle canzoni che sento di più è La Carovana e parla di questa società degradata, corotta, violenta e capitalista. Il buon talco (non so perchè mi vien da pensarlo come uno solo) ci invita tutti nella sua città
Ci andiamo?
Talco - La Carovana
"Venghino" nella cruda realtà 



Dove un lamento inerme mi ha colpito 


Sveglia marionette, eccovi qua 


Sul baratro della mondanità 
Qui nel fango di una falsa verità 
Che vende ancora l'oro quando è fogna 
Dorme il tempo abbandonato alla viltà 
Del qualunquismo occidental 

Parto ad inseguire un'utopia 
Che sguardi affaticati non vedranno 
Temo che la tua democrazia 
Col fuoco non porti la libertà 
Forse è tardi ma sto correndo via 
A ricucire i vuoti della vostra ipocrisia 
Nella mia città la carovana va 
Portando solidarietà 
Voi, sognatori fate al caso mio 
Per fare un santo non ci vuole un dio 
Solidarietà, io sto correndo qua 
Per risanare i vuoti della vostra falsità 

Qui c'è ancora una città 
Nell'innocenza scivola 
Ho inseguito una città 
Tra le rovine di un mondo sommerso 
Qui c'è ancora una città 
La mia città 
Dicono della mia verità 
Bugiarda, irriverente ed estremista 
Tutto ma non posso tollerar 
Se una coscienza è cieca è perché ha smesso di gridar 
Popoli e città sfracellati via 
Dal fantasma della guerra e dell'economia 
Nella mia città io porto umanità 
A giornate mutilate dalla vostra civiltà

Come sempre la canzone potete sentirvela grazie a YouTube