martedì 20 marzo 2012

Due corpi

Una piccola poesia, se così vogliamo chiamarla, con la solita raccomandazione: andate in fondo, fate partire la musica e risalite a leggere quello che ho scritto... Spero vi piaccia.

Vorrei sentire ancora il suo corpo premuto contro il mio, 
il suo respiro dentro il mio collo che tanto mi ha fatto vibrare. 
Accellerato il battito del cuore che quello di lei vuole copiare, 
forti e vulcaniche emozioni quasi da non credere che quello sono io. 

Due corpi distesi su un letto nudi e ricolmi di passione, 
gocce di sudore che bagnano le schiene... mani avide le raccolgono. 
Le dita come come sensori regolati al massimo del piacere, 
il respiro che si rompe di fronte a tanta chimica, della più genuina. 

Il piacere irrigidisce i corpi e le parti sensibili iniziano la loro danza speciale; 
un movimento alternato e ritmato con respiro e contrazione. 
La voce che s'alza seguendo l'istinto primordiale tanta è la forza dell'atto 
e la voglia di rimanere uniti adesso ora e per sempre; noi due. 

Un fiume di passione travolge le menti concentrate a cercare il piacere, 
una furia quasi animalesca sbatte i corpi come fossero marionette. 
Rantoli di piacere si aggrappano al letto che accoglie maestoso ogni singolo colpo, 
dita affondate nella calda carne non fanno che spingere forte la macchina in corsa. 

Da dentro il fuoco cerca di uscire, 
entrambe le bocche assaggiano affamate. 
Ogni centimetro di pelle sudata, 
ricca, lucida e lussuriosa bellezza. 

Per un attimo il mondo si ferma ad osservare, 
eccitato lui stesso dagli amanti focosi... 
Che godono di questa morbosa attenzione, 
perversa passione di fronte al peccato. 

Un urlo di guerra invade la stanza come ad esplodere l'ultima bomba, 
piacere che inonda la pelle vogliosa dei corpi uniti. 
Dentro e fuori come un nettare sacro, 
gustosa delizia in grado di saziare le belve più affamate. 

Ci sono due corpi stremati e sudati a tenersi stretti l'amore provato, 
lento il respiro ritorna normale lasciando un ricordo piacevole e forte. 
Un dolce sorriso di umana speranza di fronte a quei corpi fino a prima spremuti, 
mani intrecciate d'amore rubato al cielo e alle stelle che guardano soddisfatti ciò che gli amanti han loro regalato. 

Questo è l'amore che spesso s'incontra nella vita che scorre lenta e sorniona tra un ciclo ed un altro.


Il giorno dei lavoratori...

Oggi è una giornata decisiva per il mondo del lavoro. Se leggete un po' i giornali capirete di che sto parlando...
Quindi oggi come non mai serve una canzone per i lavoratori, "Worker's song". Per voi, per loro.
Buon ascolto


Yeh, this one's for the workers who toil night and day 
By hand and by brain to earn your pay 
Who for centuries long past for no more than your bread 
Have bled for your countries and counted your dead 

In the factories and mills, in the shipyards and mines 
We've often been told to keep up with the times 
For our skills are not needed, they've streamlined the job 
And with sliderule and stopwatch our pride they have robbed 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

And when the sky darkens and the prospect is war 
Who's given a gun and then pushed to the fore 
And expected to die for the land of our birth 
Though we've never owned one lousy handful of earth? 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

All of these things the worker has done 
From tilling the fields to carrying the gun 
We've been yoked to the plough since time first began 
And always expected to carry the can

Ecco una traduzione un po' empirica presa da un sito, ma avevo fretta. Se conoscete l'inglese tanto c'è il testo originale

Si, questa è per i lavoratori che faticano notte e giorno
A mano e con il cervello per guadagnare la tua paga
Chi per secoli nel lontano passato per non più del vostro pane 
Ha sanguinato per i vostri Paesi e contato i vostri morti

Nelle fabbriche e negli stabilimenti, nei cantieri navali e nelle miniere
Ci è spesso stato detto di starci dentro con i tempi
Perchè dei nostri mestieri non si necessita, hanno ottimizzato il lavoro
E con il regolo calcolatore e con il contasecondi il nostro orgoglio hanno rubato

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

E quando il cielo si scurisce e la prospettiva è la guerra
A chi viene dato il fucile e poi viene spinto avanti
E preteso che muoia per la terra della sua nascita
Sebbene non abbiamo mai posseduto una pidocchiosa manciata di terra?

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Tutte queste cose che i lavoratori hanno fatto
Dalla coltura dei campi a trasportare il fucile 
Siamo stati aggiogati all'aratro prima che il tempo per primo iniziasse
E ci si è sempre aspettato di farci fare da capro espiatorio

domenica 18 marzo 2012

Quel giro in montagna

Un caldo sole quasi primaverile aveva accompagnato il risveglio di Francesco: “Oggi prendo e vado in montagna. Con questa luce verranno delle foto stupende. Sei pronta a partire mia cara?”. Parlava frequentemente con la sua macchina, una Panda rossa presa di seconda mano da uno strano signore della bassa.
Il ragazzo era appassionato di fotografia e spesso partiva da solo alla ricerca del migliore scatto possibile, ma quello che amava di questa sua passione era il viaggio in macchina verso la meta da raggiungere. Accompagnato dalla musica riusciva ad ascoltarsi e a capirsi, tanto che il suo hobby era una scusa per rilassarsi e trovare la serenità che a volte lo stress del lavoro e della vita parevano scalfirla.
Partì quindi verso la montagna imboccando subito la statale appena uscito dal suo piccolo paese... 

...la luce del sole arrivava negli occhi... 

ed era forse la cosa più fastidiosa del lavoro di Giovanni. Con il suo furgone aveva percorso nella sua vita centinaia di migliaia di kilometri; in fin dei conti a lui piaceva questo lavoro, ma non si era mai abituato al sole che arrivava dritto negli occhi.
E quel giorno era particolarmente nervoso. L'ultima consegna non era andata bene e a casa ad attenderlo c'erano i soliti problemi con la moglie Sonia ed il piccolo Alessio sempre ammalato e trascinato da un ospedale all'altro per cercare di capire qual'era il suo male.
Fermo al semaforo, l'uomo si trovò a pensare con malinconia a quando, giovane, sentiva di avere il mondo nelle sue mani sognando un camion tutto suo con il quale girare l'europa. Questo non era successo ed il lavoro da lui sognato si era rivelato molto più faticoso e meno gratificante delle aspettative... 

...scattò la luce verde... 

e pronto il piede del ragazzo lasciò la frizione facendo muovere dolcemente la macchina lungo la strada.
La radio suonava una ballata dei Dropkick Murphys, che Francesco aveva appena conosciuto. Urla risa e cornamuse scandivano il tempo e lui affrontava le curve con il sorriso stampato in faccia. Si sentiva leggero ed entusiasta; il lavoro andava molto bene e c'era anche quella storia con Giorgia ad intrigarlo. Erano amici, ma quando stavano insieme l'intesa era perfetta. Si era trovato parecchie volte ad immaginare di baciarla, ma mai l'aveva fatto. Chi lo sa quando avrebbe trovato il coraggio per dirle che l'amicizia non gli bastava più.
L'avrebbe detto col suo solito simpatico sorriso che forse la sua giovane amica avrebbe potuto pensare che stesse scherzando.
Francesco scrutò il cielo che non era più completamente azzurro, ma comunque sembrava non minacciare pioggia ed era ancora lontana... 

...una grossa nuvola scura... 

preoccupava Giovanni. Conosceva benissimo quanto fastidiosi potevano essere i temporali in montagna e quel giorno proprio non avrebbe voluto trovarsi in mezzo ad una situazione del genere.
Si guardò nello specchietto e vide un volto provato dagli anni e dalla sofferenza. Troppe occasioni gli erano sfuggite dalle mani, senza che lui avesse mai potuto fare nulla per trattenerle.
Non era di certo uno stupido, ma non ebbe mai quel colpo di genio che avrebbe potuto fargli cogliere l'attimo e sistemare per sempre lui e la sua famiglia. Pensò in quel momento che gli avrebbe fatto bene andare via per qualche tempo, lontano da tutti e da tutto a ricaricare le pile e a ritornare a vivere una vita degna e interessante. 

...un'occhiata all'orologio... 

lo rassicurò; era ancora un buon orario per fare foto e ormai la meta era vicina. Qualche kilometro, un piccolo paesino rurale da attraversare e il vasto, colorato e profumato parco naturale lo avrebbe accolto assieme alla sua fidata reflex per farsi immortalare in tutto lo splendore. Stava sorridento... 

...mentre si preparava ad impostare il tornante nel modo corretto... 

sentì un leggero fischio all'orecchio, come se qualcuno volesse svegliarlo ed attirare la sua attenzione: “che strano” pensò Giovanni, “ho avuto la sensazione che qualcuno mi chiamasse... Ma smettila stupido” muovendo le mani come a scacciare mosche immaginarie “sei solo stanco, quindi vedi di stare attento e tornare a casa il prima possibile”.

...proprio sulla curva una volpe attraversò velocamente la strada... 

e Francesco trattenne il fiato, meravigliato da questo spettacolo della natura. Era letteralmente in estasi e da solo urlava quasi delirando: “l'avete vista amici?! La bellissima volpe dal mantello di fuoco... Anche lei vuole partecipare alla nostra splendida giornata. Non trovate sia una cosa stupenda?” E scoppiò a ridere riuscendo appena ad accorgersi della sagoma che stava incombendo su di lui... 

...Non ci fu nemmeno il tempo di una reazione... 

Giovanni si accorse solo di una macchia rossa che stava per finire la sua corsa contro il suo furgone. 
I due veicoli finirono violentemente uno contro l'altro all'altezza del tornante cieco ai piedi del passo. 
Il giovane fotografo e l'anziano trasportatore morirono sul colpo; nessuno dei due si rese conto di niente. Lasciarono questo mondo con i propri dubbi, pensieri e incertezze irrisolte. 

Ma adesso non era più un problema per loro...

venerdì 2 marzo 2012

Ciao Lucio

Ieri se n'è andato Lucio Dalla. A pochi giorni dal suo 69esimo compleanno un infarto ha stroncato la sua vita. Ho pensato subito a mio padre, che se n'è andato nello stesso suo identico modo. Dalla dopo un concerto, che era la sua vita; mio padre mentre stava facendo il suo lavoro che amava.

Vorrei quindi, qui sul mio blog, semplicemente ricordare l'artista Lucio Dalla.

Ed il mio ricordo lo voglio affidare alla canzone che sempre associo per prima al suo nome: Disperato Erotico Stomp.


Il testo
Ti hanno vista bere a una fontana che non ero io 
ti hanno vista spogliata la mattina, birichina biricò. 
Mentre con me non ti spogliavi neanche la notte, 
ed eran botte, Dio, che botte 
ti hanno visto alzare la sottana, la sottana fino al pelo. Che nero! 
Poi mi hai detto "poveretto, il tuo sesso dallo al gabinetto" 
te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica. 
Tutte e due a far qualcosa di importante, di unico e di grande 
io sto sempre a casa, esco poco, penso solo e sto in mutande. 

Penso a delusioni a grandi imprese a una Tailandese 
ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale. 
Quindi, normalmente, sono uscito dopo una settimana 
non era tanto freddo, e normalmente ho incontrato una puttana. 

A parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale 
aveva dei problemi anche seri, e non ragionava male. 
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra, 
non abbiamo fatto niente, ma son rimasto solo, solo come un deficiente. 

Girando ancora un poco ho incontrato uno che si era perduto 
gli ho detto che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino 
mi guarda con la faccia un pò stravolta e mi dice "sono di Berlino". 
Berlino, ci son stato con Bonetti, era un pò triste e molto grande 
però mi sono rotto, torno a casa e mi rimetterò in mutande. 

Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella 
sono molto preoccupato, il silenzio m'ingrossava la cappella. 
Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, 
ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano