lunedì 17 dicembre 2012

Christmas with the yours

Si avvicina il periodo delle feste, che personalmente non adoro in modo particolare; l'unica cosa che penso quando arriva il natale è questa...



I am in the room waiting for Santa and for Claus
suddenly by night by night by night by night....
they will arrive 
can't you feel the typical cling cling cling cling cling
presents for the good coal for the bad
proprio come diceva mia mamma

Christmas with the yours 
Easter what you want
Peace between Blur and Oasis 
Christmas with the yours 
Easter what you want 
Dont't throw atomic bombs becouse it's christmas time.

Panettone is on the table and everybody's drinking Moscato
Go to buy a tree but not a true tree becouse otherwise it would die die die die die
Panettone is on the table but it is another one 
infatti e' quello senza canditi

Christmas with the yours 
Easter what you want 
Peace between Lino e Cecchetto
Christmas with the yours 
Easter what you want 
don't drop atomic bombs at least at christmas time.

Proprio come diceva mia mamma 
sai come diceva mia mamma. 
Christmas with the yours
Easter what you want
Peace between Lino e Cecchetto
Christmas with the yours 
Easter what you want
leavin' the refreshing world of Christmas

mercoledì 5 dicembre 2012

La Sedia di Lilla'

Non ho voglia di spiegarla, interpretarla o raccontarla... Ascoltatela, leggetela, vedetela, trasformatela e fatene ciò che volete, dopo.

Questa è La Sedia di Lillà, di Alberto Fortis ed io ve la voglio regalare.
Ciao



Stava immobile nel letto con le gambe inesistenti
e una piaga sulla bocca che seccava il suo sorriso
mi parlava rassegnato con la lingua di chi spera
di chi sa che e' prenotato sulla Sedia di lilla'

Ogni volta che rideva si stracciavano le labbra
e il sapore che ne usciva era di stagione amara
le sue rughe di cemento lo solcavano di rosso
prontamente diluito da una goccia molto chiara

"penso troppo al mio futuro" mi diceva delirando
"penso troppo al mio futuro, penso troppo e vivo male
penso che fra piu' di un anno cambieranno i miei progetti
penso che fra piu' di un anno avro' nuove verita'
tu non farmi questo errore vivi sempre nel momento
cogli il giorno e tanto amore cogli i fiori di lilla'"

"Quanti amici hanno tradito" continuava innervosito
"quanti amici hanno tradito per la causa dell'Amore"
sono andato a casa sua sono andato con i fiori
mi hanno detto che era uscito che era andato a passeggiare
ma vedevo un'ombra appesa la vedevo dondolare
l'ombra non voleva stare sulla sedia di lilla'

martedì 25 settembre 2012

Buon Compleanno

Caspita papà... oggi sono 73! Un bel traguardo da raggiungere; tu però ti sei fermato prima e di anni ne avevi solamente 67. 

Te ne sei andato un giovedì d'agosto... Io ero al mare con la Beba e la Martina e una voce al telefono mi ha detto di tornare, “che tuo padre è stato male, non preoccuparti ma ritorna a casa subito”. 
E una volta arrivato ho saputo che te n'eri andato, per sempre. 

Non sai quante cose sono successe in questo tempo... Mi piacerebbe farti vedere e conoscere tutti gli amici che ho conosciuto in questi anni, vorrei presentarti la Sara che chissà quante volte hai incrociato in quei pochi mesi che hai vissuto a Montecavolo, quando andavi al Discount a fare la spesa o con la mamma andavate a trovare l'Antonietta e Corrado. Lo sai che dopo un anno se n'è andato anche lui? Praticamente come te. Un colpo e via...
La mamma l'ha conosciuta e le piace. Me lo ha detto ed è felice vedere che lo sono anche io. Vorrebbe condividere la sua felicità con te, le manchi lo sai? 

Lei ha conosciuto anche la Martina... Tu ne hai solo sentito parlare, ma so che eri felice per me. Ne hai parlato anche il giorno che te ne sei andato con il professore. Tu mi volevi bene... 
Purtroppo con lei non ha funzionato, ma succede nella vita. E tu lo sai meglio di me come funziona la vita. 

Il lavoro che sto facendo mi piace e so che sei orgoglioso di me, che lavoro alla Uisp. Tu prima di me sei entrato nella Uisp, quando eri dirigente della società di Atletica Leggera Femminile di San Martino. La prima volta che sono andato al regionale mi hai detto: “è ancora in Via Riva Reno?”. Ero felice e lo sono tutt'ora di avere un po' seguito le tue orme. 

Stiamo bene qui a Montecavolo, la mamma è diventata amica di tutte le signore qui intorno, tutte le vogliono bene... Ma lo sai, come si può non volere bene alla mamma? 
Insomma qui è tutto perfetto, manchi solo tu... Che te ne sei andato in silenzio e presto, troppo presto. 

Ed ora qui, nel giorno del tuo compleanno, dopo aver mangiato con la mamma il risotto ai funghi che sempre pretendevi tutti i 25 settembre (e non abbiamo saltato un anno), sono a salutarti e farti gli auguri con gli occhi gonfi di lacrime e un nodo alla gola mentre ti dico Buon compleanno Papà! 

Mi manchi, mi manchi da morire... 

Ti voglio salutare con la canzone che ho immaginato avrei voluto suonarti il giorno del tuo funerale. 



Ciao papà. Ti voglio bene

martedì 18 settembre 2012

A che punto mi trovo?


"Parliamo, voi ed io. Parliamo della paura"
Così iniziava Stephen King la sua raccolta di racconti “A volte ritornano”. E così, parafrasandolo, ho iniziato io il mio primissimo blog. 

Erano tanti anni fa... i siti erano strutturati a tabelle, che per mantenerle ordinate c'era da sudare 7 camice. C'era Frontpage, che essendo microsoft “capiva” quello che volevi fare anche se sbagliavi e “correggeva” il codice per ottimizzarlo su explorer. Allora usavo firefox e non so quanti e quali santi ho scomodato ogni volta che provavo a modificare il template del mio primo blog. Poi è venuto Dreamweaver e questi problemi sono svaniti, posto comunque che alla fine ho ceduto e ho iniziato ad usare template già fatti, concentrandomi sui contenuti (e sperando di esserci riuscito, ma qui non spetta a me dirlo). In tutto questo tempo i blog sono diventati di moda, sono stati invasi dalle scritte glitterate e popolati dalle gif animate. E' venuto il periodo dei blog neri, perchè faceva figo, senza sapere che il nero è il colore dei siti porno (!!!). Poi ci sono stati i blog protetti e privati, al chè io mi dico: “ma se proteggi il tuo blog, per non farlo leggere a nessuno allora che lo apri a fare?”. Ma mi hanno dato mille spiegazioni più o meno convinte, che ho deciso di lasciar perdere e andare avanti così. 


Infine è arrivato facebook e i blog (msn, skype, i canali irc, le mille piattaforme di comunicazione, myspace, reverbnation – no quello non ha mai funzionato -, lastfm, anobii, …., …......... tutto) sono stati soppiantati. Tant'è che si può scrivere un blog, dei post, anche su facebook. Ma è troppo noioso, meglio condividere i link di “il cacciatore di link” o l'ultima foto di “fancazzismo”. Ci sono anche i giochi! 

In realtà non è di questo che volevo scrivere, ma mi ha preso la mano e sono partito. Fortunatamente ho ripreso il controllo della macchina e posso indirizzarla dalla parte che ho scelto di seguire. 

Dal primo post del mio primo blog, dove sono arrivato? Sono arrivato qui, a 33 anni suonati; una crocifissione alle spalle e tante belle cose nella mia testa e nel mio cuore. Sono innamorato, come credo di non esserlo mai stato; il mio lavoro continua a piacermi e posso contare su persone importanti al mio fianco. 
Un anno fa mi sono ritrovato su di un treno in corsa e l'ho preso senza pensarci su... ho viaggiato tanto e ad una velocità folle. Ho sentito l'adrenalina scorrermi copiosa nelle vene ed il vento sbattermi in faccia tutta la sua forza, compresa di polvere, sporco, acqua, neve, sole aria e fiori. Purtroppo un treno in corsa è facile da controllare e mi sono fatto male, parecchio male. Ma correvo, non riuscivo ad accorgermene. 

Però ad un certo punto è successo qualcosa; la notte è diventata giorno e sono riuscito a vedere qualcosa, nonostante la velocità. Forse era il sole o forse era semplicemente la vita, la mia nuova vita. Sono perciò sceso dal treno in corsa e la botta in effetti è stata bella pesante, ma non ho provato dolore, la luce ha attutito la caduta e anzi, mi ha guarito dalle ferite del treno. 
Sono arrivato, non mi sono neanche accorto se sono sceso ad una stazione o in mezzo al nulla a dire il vero; però sto bene, questa è la mia città. E' come se lo fosse sempre stata, senza che io me ne accorgessi. Credo di aver lasciato parecchi bagagli dietro di me, perchè si, a questo punto penso fossero solamente bagagli che a certi tratti mi hanno anche intralciato il cammino, mi preoccupavo troppo per loro che erano solamente bagagli. 
Ho scoperto però che in questa città ci sono un sacco di amici, non sono da solo. Anzi, siamo tutti insieme e ci divertiamo davvero. 


Ora ho solamente voglia di vivere la mia città, amarla con tutto me stesso e passare il resto della mia vita qui, che ci sto veramente bene; con lei e con i miei amici. 

Benvenuti nella mia città!


...Qui c'è ancora una città
Nell'innocenza scivola
Ho inseguito una città
Tra le rovine di un mondo sommerso
Qui c'è ancora una città
La mia città...

giovedì 10 maggio 2012

Ritorniamo dal passato

Qualche giorno fa mi compare una notifica su Facebook. Una mia amica, grazie Luna, mi ha iscritto ad un gruppo chiamato ioRibloggo...
Ho subito capito con entusiasmo di che si trattava e mi ci sono tuffato con convinzione; con piacere ho visto che tante persone, insieme a me, si sono emozionate ed hanno pensato di riprendere a scrivere.
Sarebbe bello se questa idea nata quasi per gioco portasse ad una nuova vita il mondo dei blog, schiacciati ed oppressi dalla F gigante!
Io ho sempre continuato a scrivere, anche se devo dire che il ritmo è decisamente calato. Mi sono anche reso conto che sto sempre scrivendo meno di me. Rileggendo questo blog ci sono commenti a notizie, riflessioni su film ed eventi, qualche racconto, ma davvero poco "personale". Può anche essere dovuto al fatto che sono cresciuto e magari mi sembra quasi infantile raccontare quello che ho fatto durante la giornata, o sarà che non mi è neanche mai piaciuto farlo.
Fatto sta che adesso la speranza è proprio questa... Sarà un nuovo inizio per il mondo dei blog? O forse solamente io mi ero perso e non mi sono mai reso conto che i blog sono ancora tutti vivi e vegeti!

E come dice la canzone...
It's a new dawn
it's a new day
it's a new life
for me
And i'm feeling good

Viva i blog!


domenica 29 aprile 2012

Forbidden Nectar

Quella che voglio proporvi oggi è, secondo me, una delle più belle canzoni che un uomo possa dedicare alla sua amata... Intensa, partecipata e accogliente. Sono convinto che ogni donna vorrebbe sentirsela cantare. Ed io quindi la canterò...



Forbidden Nectar - Nacho Libre

When you notice my biceps
With the eyes of a dove
With the breath of a lion
I will sing you my song

Forget about Hector
His mustache is like a girlI
could rupture his intestine
With the flexion of my thigh

My love is like the nectar
From a fruit which is forbidden
And in my heart is hidden
All the messes of my love

When you perchance to see my hunches
Like a stalion they are tight
With a breath of a chicken
Dark intruders take their flight

My love it will protect you
Like a vest of bullet-proofness
In the wind I am a warrior
In your arms I am a child

..I see you at night
..You are so delicate
..No one will touch you
..While I am watching

My love is like the nectar
From a fruit which is forbidden
And in my heart is hidden
All the messes of my love

..When I see you
..Mi thighs quiver like a girl
..But I need you to know
..That I am strong like a stalion

..I will take you on a ride
..Through the desert

..On my back



martedì 20 marzo 2012

Due corpi

Una piccola poesia, se così vogliamo chiamarla, con la solita raccomandazione: andate in fondo, fate partire la musica e risalite a leggere quello che ho scritto... Spero vi piaccia.

Vorrei sentire ancora il suo corpo premuto contro il mio, 
il suo respiro dentro il mio collo che tanto mi ha fatto vibrare. 
Accellerato il battito del cuore che quello di lei vuole copiare, 
forti e vulcaniche emozioni quasi da non credere che quello sono io. 

Due corpi distesi su un letto nudi e ricolmi di passione, 
gocce di sudore che bagnano le schiene... mani avide le raccolgono. 
Le dita come come sensori regolati al massimo del piacere, 
il respiro che si rompe di fronte a tanta chimica, della più genuina. 

Il piacere irrigidisce i corpi e le parti sensibili iniziano la loro danza speciale; 
un movimento alternato e ritmato con respiro e contrazione. 
La voce che s'alza seguendo l'istinto primordiale tanta è la forza dell'atto 
e la voglia di rimanere uniti adesso ora e per sempre; noi due. 

Un fiume di passione travolge le menti concentrate a cercare il piacere, 
una furia quasi animalesca sbatte i corpi come fossero marionette. 
Rantoli di piacere si aggrappano al letto che accoglie maestoso ogni singolo colpo, 
dita affondate nella calda carne non fanno che spingere forte la macchina in corsa. 

Da dentro il fuoco cerca di uscire, 
entrambe le bocche assaggiano affamate. 
Ogni centimetro di pelle sudata, 
ricca, lucida e lussuriosa bellezza. 

Per un attimo il mondo si ferma ad osservare, 
eccitato lui stesso dagli amanti focosi... 
Che godono di questa morbosa attenzione, 
perversa passione di fronte al peccato. 

Un urlo di guerra invade la stanza come ad esplodere l'ultima bomba, 
piacere che inonda la pelle vogliosa dei corpi uniti. 
Dentro e fuori come un nettare sacro, 
gustosa delizia in grado di saziare le belve più affamate. 

Ci sono due corpi stremati e sudati a tenersi stretti l'amore provato, 
lento il respiro ritorna normale lasciando un ricordo piacevole e forte. 
Un dolce sorriso di umana speranza di fronte a quei corpi fino a prima spremuti, 
mani intrecciate d'amore rubato al cielo e alle stelle che guardano soddisfatti ciò che gli amanti han loro regalato. 

Questo è l'amore che spesso s'incontra nella vita che scorre lenta e sorniona tra un ciclo ed un altro.


Il giorno dei lavoratori...

Oggi è una giornata decisiva per il mondo del lavoro. Se leggete un po' i giornali capirete di che sto parlando...
Quindi oggi come non mai serve una canzone per i lavoratori, "Worker's song". Per voi, per loro.
Buon ascolto


Yeh, this one's for the workers who toil night and day 
By hand and by brain to earn your pay 
Who for centuries long past for no more than your bread 
Have bled for your countries and counted your dead 

In the factories and mills, in the shipyards and mines 
We've often been told to keep up with the times 
For our skills are not needed, they've streamlined the job 
And with sliderule and stopwatch our pride they have robbed 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

And when the sky darkens and the prospect is war 
Who's given a gun and then pushed to the fore 
And expected to die for the land of our birth 
Though we've never owned one lousy handful of earth? 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

We're the first ones to starve, we're the first ones to die 
The first ones in line for that pie-in-the-sky 
And we're always the last when the cream is shared out 
For the worker is working when the fat cat's about 

All of these things the worker has done 
From tilling the fields to carrying the gun 
We've been yoked to the plough since time first began 
And always expected to carry the can

Ecco una traduzione un po' empirica presa da un sito, ma avevo fretta. Se conoscete l'inglese tanto c'è il testo originale

Si, questa è per i lavoratori che faticano notte e giorno
A mano e con il cervello per guadagnare la tua paga
Chi per secoli nel lontano passato per non più del vostro pane 
Ha sanguinato per i vostri Paesi e contato i vostri morti

Nelle fabbriche e negli stabilimenti, nei cantieri navali e nelle miniere
Ci è spesso stato detto di starci dentro con i tempi
Perchè dei nostri mestieri non si necessita, hanno ottimizzato il lavoro
E con il regolo calcolatore e con il contasecondi il nostro orgoglio hanno rubato

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

E quando il cielo si scurisce e la prospettiva è la guerra
A chi viene dato il fucile e poi viene spinto avanti
E preteso che muoia per la terra della sua nascita
Sebbene non abbiamo mai posseduto una pidocchiosa manciata di terra?

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Noi siamo i primi a morire di fame, siamo i primi a morire
I primi in fila per quella promessa fallace
E siamo sempre gli ultimi quando la crema viene distribuita 
Perchè il lavoratore sta lavorando quando il gatto grasso è in giro

Tutte queste cose che i lavoratori hanno fatto
Dalla coltura dei campi a trasportare il fucile 
Siamo stati aggiogati all'aratro prima che il tempo per primo iniziasse
E ci si è sempre aspettato di farci fare da capro espiatorio

domenica 18 marzo 2012

Quel giro in montagna

Un caldo sole quasi primaverile aveva accompagnato il risveglio di Francesco: “Oggi prendo e vado in montagna. Con questa luce verranno delle foto stupende. Sei pronta a partire mia cara?”. Parlava frequentemente con la sua macchina, una Panda rossa presa di seconda mano da uno strano signore della bassa.
Il ragazzo era appassionato di fotografia e spesso partiva da solo alla ricerca del migliore scatto possibile, ma quello che amava di questa sua passione era il viaggio in macchina verso la meta da raggiungere. Accompagnato dalla musica riusciva ad ascoltarsi e a capirsi, tanto che il suo hobby era una scusa per rilassarsi e trovare la serenità che a volte lo stress del lavoro e della vita parevano scalfirla.
Partì quindi verso la montagna imboccando subito la statale appena uscito dal suo piccolo paese... 

...la luce del sole arrivava negli occhi... 

ed era forse la cosa più fastidiosa del lavoro di Giovanni. Con il suo furgone aveva percorso nella sua vita centinaia di migliaia di kilometri; in fin dei conti a lui piaceva questo lavoro, ma non si era mai abituato al sole che arrivava dritto negli occhi.
E quel giorno era particolarmente nervoso. L'ultima consegna non era andata bene e a casa ad attenderlo c'erano i soliti problemi con la moglie Sonia ed il piccolo Alessio sempre ammalato e trascinato da un ospedale all'altro per cercare di capire qual'era il suo male.
Fermo al semaforo, l'uomo si trovò a pensare con malinconia a quando, giovane, sentiva di avere il mondo nelle sue mani sognando un camion tutto suo con il quale girare l'europa. Questo non era successo ed il lavoro da lui sognato si era rivelato molto più faticoso e meno gratificante delle aspettative... 

...scattò la luce verde... 

e pronto il piede del ragazzo lasciò la frizione facendo muovere dolcemente la macchina lungo la strada.
La radio suonava una ballata dei Dropkick Murphys, che Francesco aveva appena conosciuto. Urla risa e cornamuse scandivano il tempo e lui affrontava le curve con il sorriso stampato in faccia. Si sentiva leggero ed entusiasta; il lavoro andava molto bene e c'era anche quella storia con Giorgia ad intrigarlo. Erano amici, ma quando stavano insieme l'intesa era perfetta. Si era trovato parecchie volte ad immaginare di baciarla, ma mai l'aveva fatto. Chi lo sa quando avrebbe trovato il coraggio per dirle che l'amicizia non gli bastava più.
L'avrebbe detto col suo solito simpatico sorriso che forse la sua giovane amica avrebbe potuto pensare che stesse scherzando.
Francesco scrutò il cielo che non era più completamente azzurro, ma comunque sembrava non minacciare pioggia ed era ancora lontana... 

...una grossa nuvola scura... 

preoccupava Giovanni. Conosceva benissimo quanto fastidiosi potevano essere i temporali in montagna e quel giorno proprio non avrebbe voluto trovarsi in mezzo ad una situazione del genere.
Si guardò nello specchietto e vide un volto provato dagli anni e dalla sofferenza. Troppe occasioni gli erano sfuggite dalle mani, senza che lui avesse mai potuto fare nulla per trattenerle.
Non era di certo uno stupido, ma non ebbe mai quel colpo di genio che avrebbe potuto fargli cogliere l'attimo e sistemare per sempre lui e la sua famiglia. Pensò in quel momento che gli avrebbe fatto bene andare via per qualche tempo, lontano da tutti e da tutto a ricaricare le pile e a ritornare a vivere una vita degna e interessante. 

...un'occhiata all'orologio... 

lo rassicurò; era ancora un buon orario per fare foto e ormai la meta era vicina. Qualche kilometro, un piccolo paesino rurale da attraversare e il vasto, colorato e profumato parco naturale lo avrebbe accolto assieme alla sua fidata reflex per farsi immortalare in tutto lo splendore. Stava sorridento... 

...mentre si preparava ad impostare il tornante nel modo corretto... 

sentì un leggero fischio all'orecchio, come se qualcuno volesse svegliarlo ed attirare la sua attenzione: “che strano” pensò Giovanni, “ho avuto la sensazione che qualcuno mi chiamasse... Ma smettila stupido” muovendo le mani come a scacciare mosche immaginarie “sei solo stanco, quindi vedi di stare attento e tornare a casa il prima possibile”.

...proprio sulla curva una volpe attraversò velocamente la strada... 

e Francesco trattenne il fiato, meravigliato da questo spettacolo della natura. Era letteralmente in estasi e da solo urlava quasi delirando: “l'avete vista amici?! La bellissima volpe dal mantello di fuoco... Anche lei vuole partecipare alla nostra splendida giornata. Non trovate sia una cosa stupenda?” E scoppiò a ridere riuscendo appena ad accorgersi della sagoma che stava incombendo su di lui... 

...Non ci fu nemmeno il tempo di una reazione... 

Giovanni si accorse solo di una macchia rossa che stava per finire la sua corsa contro il suo furgone. 
I due veicoli finirono violentemente uno contro l'altro all'altezza del tornante cieco ai piedi del passo. 
Il giovane fotografo e l'anziano trasportatore morirono sul colpo; nessuno dei due si rese conto di niente. Lasciarono questo mondo con i propri dubbi, pensieri e incertezze irrisolte. 

Ma adesso non era più un problema per loro...

venerdì 2 marzo 2012

Ciao Lucio

Ieri se n'è andato Lucio Dalla. A pochi giorni dal suo 69esimo compleanno un infarto ha stroncato la sua vita. Ho pensato subito a mio padre, che se n'è andato nello stesso suo identico modo. Dalla dopo un concerto, che era la sua vita; mio padre mentre stava facendo il suo lavoro che amava.

Vorrei quindi, qui sul mio blog, semplicemente ricordare l'artista Lucio Dalla.

Ed il mio ricordo lo voglio affidare alla canzone che sempre associo per prima al suo nome: Disperato Erotico Stomp.


Il testo
Ti hanno vista bere a una fontana che non ero io 
ti hanno vista spogliata la mattina, birichina biricò. 
Mentre con me non ti spogliavi neanche la notte, 
ed eran botte, Dio, che botte 
ti hanno visto alzare la sottana, la sottana fino al pelo. Che nero! 
Poi mi hai detto "poveretto, il tuo sesso dallo al gabinetto" 
te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica. 
Tutte e due a far qualcosa di importante, di unico e di grande 
io sto sempre a casa, esco poco, penso solo e sto in mutande. 

Penso a delusioni a grandi imprese a una Tailandese 
ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale. 
Quindi, normalmente, sono uscito dopo una settimana 
non era tanto freddo, e normalmente ho incontrato una puttana. 

A parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale 
aveva dei problemi anche seri, e non ragionava male. 
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra, 
non abbiamo fatto niente, ma son rimasto solo, solo come un deficiente. 

Girando ancora un poco ho incontrato uno che si era perduto 
gli ho detto che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino 
mi guarda con la faccia un pò stravolta e mi dice "sono di Berlino". 
Berlino, ci son stato con Bonetti, era un pò triste e molto grande 
però mi sono rotto, torno a casa e mi rimetterò in mutande. 

Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella 
sono molto preoccupato, il silenzio m'ingrossava la cappella. 
Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, 
ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano

lunedì 13 febbraio 2012

Ventanas

Dopo tanto che non scrivevo, ho pensato di tornare con una stupenda poesia, che il buon Davide Bernasconi (in arte Davide Van De Sfroos) ha regalato a tutti noi un po' di anni fa... 

Ogni volta che la sento un bridivo mi percorre la schiena; è emozionante quella cantilena di voce e chitarra. Vi lascio prima il testo tradotto, leggetela come se fosse una poesia. Poi ascoltatela e provate a cantarla insieme a Davide. Il vostro cuore sicuramente si scalderà. 

Vento di seconda scelta, alza la foglia ferma… 
vento a cavallo dell’onda, ogni peso lascia che affondi… 
Sbroglia tutta la matassa, qualcosa prendi, qualcosa lascia… 
tira tira dritto il filo e poi lascia che si rilassi… 
Vento, vento con il passo furbo, quello che non voglio tiramelo via di dosso 
prendi fiato e soffia in giro le stelle lascia il tuo disegno sulla mia pelle… 
Tirami via la macchia della mia paura 
e cancella il passo di quando gira l’ora… 
Porta via i sospiri e dammi indietro i sorrisi 
bacia la montagna con i capelli grigi… 
Pulisci la mia faccia pulisci la mia ombra 
fammi una carezza prima di andare via….. 


Davide Van De Sfroos - Ventanas
Veent de segunda risma, svolza la föja ferma... 
veent a cavàll de l'unda ogni pees lassa che'l funda... 
Sbroja tüta la matassa, quajcoss ciàpa quajcoss làssa... 
tira tira drizz el fiil e pö làssa che'l se rillàssa... 
Ventu, veent cunt'el pàss balòss quell che vöri mea tirum via de dòss 
slàrga el fiaa e bùfa in giir i stell, lassa el to' disegn in sö la mia pell... 
Tirum via la smàgia della mia pagüüra 
e scancela el pass de quaand che gira l'ura... 
Porta via i suspiir e dàmm indree i suriis 
basa la muntagna cunt i cavej griis.... 
Néta la mia fàcia néta la mia umbrìa 
fàmm una carèzza prèma de nà via.... 

domenica 8 gennaio 2012

E se meritassi di rimanere da solo?

Da poco è iniziato l'ottavo giorno del 2012 e mi è venuto questo pensiero: E se io meritassi di rimanere da solo? 

Mi ritrovo sempre a combattere, spesso da solo, contro i mulini a vento. All'ennesima rivendicazione del mio diritto a boicottare le multinazionali, ricevo risposte scocciate della serie: “Ma che palle con sta storia della Nestlè. Sei noioso”. Eh si, sto diventando noioso persino a me stesso. Sempre a sbandierare il mio essere contro a questo o a quello, rendendomi conto di essere poi come tutti gli altri. D'altronde sto scrivendo dal mio iMac della Apple ed il mio telefonino è un iPhone. Come posso pretendere di essere “alternativo” se poi mi uniformo alla massa e mi comporto come essa? 
Ciò in cui credo viene bollato come anacronistico e storicamente perdente; ormai non faccio più neanche tenerezza. Sono un brontolone polemico, al quale non va mai bene niente. 
All'apparenza gioviale e buontempone, sempre pronto a scherzare e sdrammatizzare, mi ritrovo a soffrire in silenzio su molte cose. Mi sto chiedendo dove sia andato a finire il mio buonumore, se mai c'è stato in me. 
Sento andarsene lentamente, ma sta aumentando ultimamente, la voglia di lottare. Fino a qualche anno fa ero incazzato contro il sistema, col mio blog provavo a smuovere le coscienze e provavo, nel mio piccolo, a cambiare le cose. L'ho sempre pensato d'altronde: Se ogni piccolo uomo, nel suo piccolo mondo, fa una piccola cosa... il mondo cambia! 
Beh ora tutta questa voglia di cambiare le cose, tutta questa spinta, non c'è. 
Forse sono rimasto l'unico che ancora segue la giusta strada, mentre tutti si stanno adeguando al degrado morale e culturale, o forse più semplicemente sto uscendo fuori dal mondo. Mi trovo, adesso, fuori dal mondo e dalla gente. 
Comincio a pensare che si, mi merito di rimanere da solo; forse così non darò più fastidio a nessuno con le mie paranoie e le mie pippe da alternativo dei miei stivali. Tanto il mondo ormai va così e provare a cambiarlo non ha senso e soprattutto non si fa nel mio modo sbagliato. 

I’m a loser baby, so why don’t you kill me? 

O magari queste sono solo paranoie di una mente stanca che ha bisogno di riposare il giusto numero di ore, non so; non lo so proprio.