domenica 18 marzo 2012

Quel giro in montagna

Un caldo sole quasi primaverile aveva accompagnato il risveglio di Francesco: “Oggi prendo e vado in montagna. Con questa luce verranno delle foto stupende. Sei pronta a partire mia cara?”. Parlava frequentemente con la sua macchina, una Panda rossa presa di seconda mano da uno strano signore della bassa.
Il ragazzo era appassionato di fotografia e spesso partiva da solo alla ricerca del migliore scatto possibile, ma quello che amava di questa sua passione era il viaggio in macchina verso la meta da raggiungere. Accompagnato dalla musica riusciva ad ascoltarsi e a capirsi, tanto che il suo hobby era una scusa per rilassarsi e trovare la serenità che a volte lo stress del lavoro e della vita parevano scalfirla.
Partì quindi verso la montagna imboccando subito la statale appena uscito dal suo piccolo paese... 

...la luce del sole arrivava negli occhi... 

ed era forse la cosa più fastidiosa del lavoro di Giovanni. Con il suo furgone aveva percorso nella sua vita centinaia di migliaia di kilometri; in fin dei conti a lui piaceva questo lavoro, ma non si era mai abituato al sole che arrivava dritto negli occhi.
E quel giorno era particolarmente nervoso. L'ultima consegna non era andata bene e a casa ad attenderlo c'erano i soliti problemi con la moglie Sonia ed il piccolo Alessio sempre ammalato e trascinato da un ospedale all'altro per cercare di capire qual'era il suo male.
Fermo al semaforo, l'uomo si trovò a pensare con malinconia a quando, giovane, sentiva di avere il mondo nelle sue mani sognando un camion tutto suo con il quale girare l'europa. Questo non era successo ed il lavoro da lui sognato si era rivelato molto più faticoso e meno gratificante delle aspettative... 

...scattò la luce verde... 

e pronto il piede del ragazzo lasciò la frizione facendo muovere dolcemente la macchina lungo la strada.
La radio suonava una ballata dei Dropkick Murphys, che Francesco aveva appena conosciuto. Urla risa e cornamuse scandivano il tempo e lui affrontava le curve con il sorriso stampato in faccia. Si sentiva leggero ed entusiasta; il lavoro andava molto bene e c'era anche quella storia con Giorgia ad intrigarlo. Erano amici, ma quando stavano insieme l'intesa era perfetta. Si era trovato parecchie volte ad immaginare di baciarla, ma mai l'aveva fatto. Chi lo sa quando avrebbe trovato il coraggio per dirle che l'amicizia non gli bastava più.
L'avrebbe detto col suo solito simpatico sorriso che forse la sua giovane amica avrebbe potuto pensare che stesse scherzando.
Francesco scrutò il cielo che non era più completamente azzurro, ma comunque sembrava non minacciare pioggia ed era ancora lontana... 

...una grossa nuvola scura... 

preoccupava Giovanni. Conosceva benissimo quanto fastidiosi potevano essere i temporali in montagna e quel giorno proprio non avrebbe voluto trovarsi in mezzo ad una situazione del genere.
Si guardò nello specchietto e vide un volto provato dagli anni e dalla sofferenza. Troppe occasioni gli erano sfuggite dalle mani, senza che lui avesse mai potuto fare nulla per trattenerle.
Non era di certo uno stupido, ma non ebbe mai quel colpo di genio che avrebbe potuto fargli cogliere l'attimo e sistemare per sempre lui e la sua famiglia. Pensò in quel momento che gli avrebbe fatto bene andare via per qualche tempo, lontano da tutti e da tutto a ricaricare le pile e a ritornare a vivere una vita degna e interessante. 

...un'occhiata all'orologio... 

lo rassicurò; era ancora un buon orario per fare foto e ormai la meta era vicina. Qualche kilometro, un piccolo paesino rurale da attraversare e il vasto, colorato e profumato parco naturale lo avrebbe accolto assieme alla sua fidata reflex per farsi immortalare in tutto lo splendore. Stava sorridento... 

...mentre si preparava ad impostare il tornante nel modo corretto... 

sentì un leggero fischio all'orecchio, come se qualcuno volesse svegliarlo ed attirare la sua attenzione: “che strano” pensò Giovanni, “ho avuto la sensazione che qualcuno mi chiamasse... Ma smettila stupido” muovendo le mani come a scacciare mosche immaginarie “sei solo stanco, quindi vedi di stare attento e tornare a casa il prima possibile”.

...proprio sulla curva una volpe attraversò velocamente la strada... 

e Francesco trattenne il fiato, meravigliato da questo spettacolo della natura. Era letteralmente in estasi e da solo urlava quasi delirando: “l'avete vista amici?! La bellissima volpe dal mantello di fuoco... Anche lei vuole partecipare alla nostra splendida giornata. Non trovate sia una cosa stupenda?” E scoppiò a ridere riuscendo appena ad accorgersi della sagoma che stava incombendo su di lui... 

...Non ci fu nemmeno il tempo di una reazione... 

Giovanni si accorse solo di una macchia rossa che stava per finire la sua corsa contro il suo furgone. 
I due veicoli finirono violentemente uno contro l'altro all'altezza del tornante cieco ai piedi del passo. 
Il giovane fotografo e l'anziano trasportatore morirono sul colpo; nessuno dei due si rese conto di niente. Lasciarono questo mondo con i propri dubbi, pensieri e incertezze irrisolte. 

Ma adesso non era più un problema per loro...

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