giovedì 29 luglio 2010

Il cavaliere senza morte

Di canzoni contro la guerra ne sono state scritte un po' in tutto il mondo e in tutti i tempi. Ci sono stati grandi autori, dai nomi importanti nel panorama musicale contemporaneo e di qualche anno fa...
Però, a mio avviso, una delle più belle canzoni sull'assurdità e sull'inutilità di tutti i conflitti è Il cavaliere senza morte di Davide Van De Sfroos.
Quindi ho deciso di condividerla con voi, sperando che sia di vostro gradimento. Ovviamente c'è prima il testo originale e di seguito la "traduzione".
Buona lettura ed in fondo buon ascolto.
"...al mondo ci sono cose giuste e cose sbagliate. A volte è difficile distinguerle, ma quando vedete una guerra non abbiate esitazioni, è sicuramente sbagliata..."


IL CAVALIERE SENZA MORTE - DAVIDE VAN DE SFROOS

De tera n'ho traversàda, de acqua n'ho cognussüda, 
de veent n'ho inscè purtaa in di me sacöcc... 
se sun sbassàa come un ramm de sàles, se sun smagiaa come un trunch de plàten 

ma sun staa anca bel drizz cumè un ciprèss... 
quaand che m'hann dii che'l mund girava ho cuminciaa a cürrech a'dree e adèss ho giraa püsse de luu... ma l'soo che ho mea vengiüü... 

Ho pruvaàa el Martèll de Thor, i sgrafignaad de la Babayaga e Vainamöinen el m'ha insegnaa a cantà... 
e quanti omen con scià na spada ho trasfurmàa in funtàn de saangh 
e pò la Morrigan la passava a netà tütt... 
quand che m'hann dii che'l muund cantava stori de Achille e de Cuchulain 
me n'ho cupàa püsèe de luur... ma de canzönn n'ho mai sentüu... 

E alura via anima in pèna a carcà el fuund de la damigiana 
senza necorgéss che ho bevüü in del Sacro Graal... 
vurèvi beev per desmentegà e ho guadagnaa l'immortalità 
propi la sira che vurevi pruvà a crepà... 
una Valchiria da segunda man e un druido senza giüdizi 
m'hann faa sultà deent nel teemp comè un precipizi... 
e sun partii per la nuova gloria e ho vedüü merci la storia 
cumè un Dio in armadüra ma a pè biütt... 

Forsi per noia o per vanità, sun naa in söl fuund del laagh 
per ritruvà la spada de Re Artù... 
ma Excalibur serviss a un cazzo, e Viviana me l'ha dii 
se a manegiàla ghè lè un rembambii... 
quand che m'hann dii che 'l muund pregàva, ho pregaa püsse de lüü 
e adess che ho tacaa la spada al müür... effettivamente la me paar 'na cruus... 

E sun partii per la tèra santa, la lama in cieel e l'infernu in tera 
perchè m'han dii che l'era santa anca la guera... 
culpi de spada a furma de cruus culpi de spada a mezzalöena 
che in paradis a tücc ghe spècia una pultrona... 
e i m'hann dii che se'n cupavi tanti, scancelavi i mè pecàà... 
che l'è diverso cupà quii giüst e quii sbagliàa... 

Ma me pudévi piö murì... e quindi niente aldilà... 
ho saraa i öcc e ho pruvàa a specià... 
ho speciaa che la finiva e sun indurmentaa 
ho verdüü i öcc e ho veüü i carri armàa...

Traduzione

Di terre ne ho attraversate, di acqua ne ho vista scorrere,

di vento ne ho così portato nelle mie tasche

mi sono abbassato come un ramo di salice, mi sono macchiato come un tronco di platano
ma sono stato anche bello dritto come un cipresso... 
quando mi hanno detto che il mondo girava ho cominciato a rincorrerlo e adesso che ho girato più di lui... lo so che non ho vinto

Ho provato il Martello di Thor, i graffi della Babayaga, e Vainamoinen mi ha insegnato a cantare...
e quanti uomini armati di spada ho trasformato in fontane di sangue
e poi la Morrigan passava a pulire tutto...
quando mi hanno detto che il mondo cantava storie di Achille e Cuchulain
io ne ho uccisi più di loro... ma di canzoni non me ne hanno mai scritte...

E allora via anima in pena a cercare il fondo della damigiana
senza accorgersi che ho bevuto dal Sacro Graal... 
volevo bere per dimenticare e ho guadagnato l'immortalità 
proprio la sera in cui volevo provare a morire.... 
una Valchiria di seconda mano e un druido senza giudizio 
mi hanno fatto saltare nel tempo come in un precipizio...
e son partito per la nuova gloria e ho visto marcire la storia
come un Dio in armatura ma a piedi nudi....

Forse per noia o per vanità, sono andato sul fondo del lago per ritrovare la spada di Re Artù...
ma Excalibur non serve a un cazzo, e Viviana me l'ha detto
se a maneggiarla c'è un rimbambito
quando mi hanno detto che il mondo pregava, ho pregato più di lui,
e adesso che ho appeso la spada al muro.... effettivamente mi sembra una croce.

E sono partito per la Terra Santa, la lama in cielo e l'inferno in terra,
perchè mi hanno detto che era Santa anche la guerra...
colpi di spada a forma di croce colpi di spada a mezzaluna
che in paradiso a tutti spetta una poltrona...
e mi hanno detto che se ne ammazzavo tanti, cencellavo tutti i miei peccati...
che è diverso uccidere quelli giusti o quelli sbagliati...

Ma io non potevo più morire.... e quindi niente aldilà...
ho chiuso gli occhi e ho provato ad aspettare
ho aspettato che finiva e mi sono addormentato
ho aperto gli occhi e passavano i carrarmati...

domenica 25 luglio 2010

Perchè Trenitalia è sempre Ferrovie dello Stato...




Quello di ieri è stato uno splendido pomeriggio. Sono riuscito ad andare a salutare la mia bimba che domani partirà per due settimane....


Quello che abbiamo provato, come siamo stati, questa volta, voglio tenerlo per noi. E' cosa nostra.

Voglio parlarvi del ritorno a casa. Treno delle 19.12 in ritardo di 25 minuti. Questo significa perdita della coincidenza a Fidenza.
Non succede niente. Le coincidenze si perdono, non è questo il male.

Quindi cuffie nelle orecchie e si parte per il ritorno a casa... Qualche spigozzata, panorami che passano lungo il finestrino, pensieri (quasi tutti sulla giornata appena passata) e aria condizionata.
All'altezza di Berceto passa la "controllora" per il biglietto, un po' in apprensione pare; timbra il mio poi mi dice per la coincidenza. Cerca di trovare un modo per farmela prende e si mette a sedere, armeggiando col suo palmare. E' preoccupata, ci tiene ad aiutarmi. Che carina!
Mi dice che se avessimo avuto meno ritardo il treno successivo avrebbe potuto aspettare, ma non essendo l'ultimo sarebbe stato difficile. Ma ci avrebbe provato.
Ho sorriso e l'ho ringraziata. Lei ha apprezzato...

Arriviamo in stazione ed ovviamente la coincidenza non c'era. Ma lo sapevo, me lo aspettavo; lei è stata gentile, ma Trenitalia è pur sempre Ferrovie dello Stato e non si può certo fermare un treno per me, che neanche la volevo la privatizzazione dei nostri "camini di ferro".

Tranquillo, anche perchè quel gesto umano mi ha veramente messo di buon umore, aspetto che arrivi il treno successivo. Una decina di minuti prima è previsto un espresso (treno notte) e io ci provo. Ho il biglietto, sono due stazioni, mi metterei pacificamente seduto su uno dei seggiolini ribaltabili con sempre la mia musica nelle orecchie, senza sporcare.
Scendono tre tizi. Io e altri due ragazzi ci avviciniamo biglietti alla mano (non siamo scrocconi, abbiamo pagato il nostro pedaggio) per provare a chiedere ospitalità per due (io) o tre (loro) fermate. Il più grasso, probabilmente il capo ci urla: "avete la prenotazione?", scuotiamo la testa per iniziare a spiegare che vogliamo fare solo due fermate e guadagnare qualche minuto sulla tabella di marcia, ma non abbiamo il tempo. Ci intima l'alt: "senza prenotazione non si entra" ed al terzo, uscito da un'altra porta urla: "non farli salire! Sono senza prenotazione...!".

Il treno riparte con noi tre a bocca aperta con la sensazione di chi è appena stato preso per un appestato.

Alla fine di tutto a me non importa se ci sono i ritardi, continuerò sempre a preferire (quando posso) il treno alla macchina; Quello che mi disgusta è la mancanza di umanità di Trenitalia. Ci sono poche, rare, eccezioni che però non possono ne fermare i treni, ma soprattutto non cambieranno mai la mentalità di Trenitalia, che è sempre Ferrovie dello Stato.

giovedì 22 luglio 2010

Una calda sera in riva al fiume

Faceva troppo caldo in città, così Flavio e Sofia decisero di andare a prendere un po' di fresco al fiume.
Lasciarono il bar e presero una macchina, quella di Flavio. Lui amava guidare, soprattutto per le strade piene di curve che portavano al fiume.
Ci volle mezz'ora per raggiungere la meta che avevano scelto; uno spiazzo in mezzo al bosco che dava direttamente sul fiume, dove si poteva sentire lo scroscio dell'acqua e una leggera brezza saliva costantemente dal greto rendendolo un fresco luogo ideale per un giusto riposo.
Parlarono tutto il tempo del viaggio. Sofia era sempre curiosa di sentire quello che capitava durante il giorno a Flavio per via del suo strano lavoro.
Una volta arrivati si distesero sull'erba con l'ausilio di un panno che il ragazzo portava sempre con se nel baule dell'auto. Faceva proprio fresco e la sera particolarmente serena e priva di luna permise ai due amici di vedere tantissime stelle.
Stavano chiacchierando con il naso all'insù, quando Sofia prese la mano di Flavio e senza rendersene conto cominciò ad accarezzarla. Succedeva spesso e il ragazzo non ci fece caso, ma d'un tratto lei spostò la sua mano verso i suoi seni, mentre continuava a parlare.
Flavio sentì la gola seccarsi e non riuscì più ad emettere una parola; lei se ne accorse, sorrise e continuò a usare la mano di lui come strumento di piacere. Smise anche Sofia di parlare e si voltò verso Flavio con tutta l'intezione di baciarlo, cosa che il ragazzo ripresosi dallo stupore iniziale non esitò a ricambiare.
Osservati soltanto dalle stelle i due giovani amanti si baciarono con passione, come mai era capitato a nessuno dei due. Flavio sentiva i grandi seni della sua amica premere forti sul suo petto e un fremito lo percorse lungo la schiena. Quasi tremava, Sofia se ne accorse e lo strinse a se.
Le loro mani cercavano avidamente i reciproci corpi con la passione che ormai aveva tolto ogni freno inibitorio. Si ritrovarono nudi in poche e precise mosse ed il fresco del fiume ormai non faceva più effetto. Erano caldi, con la passione che ardeva ogni minuto sempre di più. Flavio passò con la lingua tutto il corpo di Sofia che inziava già ad ansimare sentendosi assaporare in ogni suo centimetro dal giovane amico d'infanzia. Le sue mani cercavano tra le gambe del ragazzo e avide si avvinghiarono al duro membro di Flavio, che sussultò di piacere, era completamente coinvolto con ogni singola cellula del suo corpo.
Flavio voleva possederla e al contempo Sofia voleva essere posseduta; si mise sopra di lui e con la mano lo guidò dentro di lei. Lo sentì entrare provando un piacere immenso ed i corpi diventarono una cosa sola, ansimavano insieme e si muovevano insieme.
Il loro piacere saliva di intensità e la natura intorno si era fermata, quasi con il fiato sospeso, coinvolta anch'essa dall'ondata di passione che stava travolgendo i giovani. Lei gli mordeva il lobo dell'orecchio mentre lui le assaporava il collo e scendeva per leccare con la punta della lingua i capezzoli della ragazza turgidi e dolci.
La prese girandola per mettersi sopra e con movimenti del bacino decisi e sicuri entrava ed usciva da lei che rompeva il fiato ogni volta tanto erano il piacere ed il desiderio. Non si fermavano ed il ritmo aumentava per poi calare e di nuovo aumentare. Sofia si accorse che ormai Flavio era sul punto del piacere e avvicinandosi al suo orecchio surrurrò: "vienimi dentro". Il ragazzo cominciò allora ad aumentare il ritmo ansimando sempre di più, mentre ormai la giovane quasi urlava tanto lo voleva dentro.
Vennerò insieme appagandosi l'uno con l'altra. Rimasero sdraiati, nudi, uno affianco all'altra per parecchi minuti senza dire niente. I loro respiri, lentamente tornavano alla normalità ed il sudore si andava asciugando grazie alla fresca aria del fiume.
Si guardarono negli occhi, sorridendo e si rivestirono per ritornare in macchina e scendere nella calda città, che forse per quella notte risultò loro meno afosa e fastidiosa delle altre.

mercoledì 14 luglio 2010

E anche quest'anno ci sono stati i Mondiali

Eccomi qua, di nuovo nella mia cameretta, davanti al mio mac, a provare a raccontare i Mondiali di quest'anno.

Partirò dalla fine, con le premiazioni. Si applaude insieme e si sorride; si canta, bella ciao, quasi sempre. Tutto è passato, non c'è da correre al bar dei campi a portare i gatorade ed i modenesi non arrivano in magazzino disperati urlando: "non c'è più salsiccia!", quando poi vai a scoprire che ne hanno un frigo pieno. La "spesa" quotidiana alla coop non va più fatta e non c'è più bisogno di andare da Lelli a prendere le melanzane surgelate con Silvia e Molli.

Poi viene il lunedì, ieri, e si inizia a smontare. C'è caos nel parco, i muletti che accatastano pannelli mentre i tecnici rimuovono gli impianti della birra. Ci sono i resi e velocemente la città dei mondiali viene smontata.




E allora c'è la malinconia, perchè da martedì almeno per me, tutto ritorna alla normalità. Non che non mi piaccia la mia normalità, però i mondiali si vivono con tutto il corpo e diventano parte di ognuno. Soprattutto diventano parte di noi che ci lavoriamo.
Se rimani sveglio fino alle 4 e mezza di mattino per risvegliarti alle 6 e mezza dopo solo due ore e correre per le restanti 22 ore, qualcosa di importante lo devono per forza essere questi Mondiali Antirazzisti.



Ed infatti lo sono; ci sono persone che vedo quasi solo a Casalecchio. Però in quei 5 giorni (che per alcuni di noi sono anche 10 ed ancor di più per altri) sono la mia famiglia e quasi la mia vita. Ciò che succede fuori fa fatica ad arrivare e a volte proprio non c'è il tempo.

Penso ai modenesi, che sono dei grandi. Ogni anno loro ci sono e si fanno il mazzo per rendere il Bar & Breakfast una delle attrazioni dei Mondiali, viva sempre lo stinco del venerdì e sabato, viva le Brigate GialloBlu! E viva i ragazzi di Bologna, soprattutto la Giusy che ci crede davvero tanto e ti trasmette la sua carica come non mai. Penso a Chicco e ai doriani, che quando cominciano a spinare delle birre non si fermano più. Penso ad Emiliano che non si ferma mai, neanche dopo i pastis e penso, quest'anno, anche ad Alessandra e Gioia che si sono integrate con noi tantissimo (un po' meno i loro ragazzi, ma vabbè), sperando di trovarle anche il prossimo anno insieme a Casalecchio



E poi ci siamo noi, la UISP. Al magazzino veniamo un po' da tutte le Uisp d'Italia. C'è l'ufficio stampa del nazionale che scende in massa. Ci sono i ragazzi ai campi, la Piazza Antirazzista, l'info point, tutto.

Questi mondiali li ho vissuti intensamente, con molte responsabilità che mi hanno forse fatto stancare di più, ma alla fine la gratificazione di far parte di una squadra lascia tutto alle spalle.
Forse la fatica mi ha fatto svarionare ogni tanto e mi sono scoperto a sentirmi a disagio di fronte a certi fatti. E credo sia perchè a queste persone, a questi amici, ci tengo davvero.
Mi passano davanti agli occhi le immagini di Casalecchio, piccole istantanee di qualcosa vivo e fortissimo dentro il mio cuore. Mi commuovo, se ci penso. Sono felice, quando ricordo. Mi manca, se ne parlo. Lo rivoglio, quanto prima.

Quindi grazie, per tutto questo, di tutto questo... Grazie Giuseppe, Silvia, Francesco, Ugo, Tommi, Andrea, Jacopo, Mamadou, Mirco, Roberto, Michele, Daniela, Antonio (e Marcello), Layla, Francesca, Franceschina, Marta, Betta, Agnese, Emiliano, Alessandra, Gioia, Robby, Giorgio, Carlo, Gaggio, Vero, Giusy, Billa, Giovanni, Paolone, Igor, Valerio, Chicco, Chiara, Vittorio, Fabrizio e tutti quelli che sicuramente mi sono dimenticato.

Grazie e all'anno prossimo Casalecchio!

Ed ecco qui la colonna sonora a mio avviso migliore